Il Barocco

Arte che privilegia l'effetto scenografico, il carattere evasivo e l'invenzione fantastica.

Il Seicento è il secolo in cui i dettami della Controriforma entrano in pieno regime ed hanno piena e capillare applicazione. Le forti e rinnovate certezze spirituali della Chiesa vengono ora 'pubblicizzate' ed esibite vigorosamente per contrastare efficacemente il protestantesimo ed ogni altra forma di devianza dalla Chiesa e dai suoi dettami e indicazioni. La chiesa si compatta ed è, pertanto, più forte ma la controparte, il prezzo da pagare, è l'impossibilità di ricomporre lo scisma protestante.

Braccio destro della chiesa è l'ordine di Gesù (Gesuiti) ed anche quello dei Filippini.

E poi c'è anche e soprattutto l'arte! L'arte è al servizio della Chiesa e sempre di più si ricorre ad essa per veicolare messaggi, per educare, insegnare e confermare che la chiesa è grande e, soprattutto, madre sicura.

Soprattutto, l'arte garantisce di arrivare a toccare con efficacia e immediatezza, proprio nell'intimo, l'anima dei fedeli. L'effetto magnificente nelle opere ecclesiastiche - dato dall'utilizzo scenografico delle diverse tecniche artistiche - viene impiegato per convincere i fedeli dell'autenticità del messaggio religioso. Per sollecitare l'immaginazione e per istruire le masse di fedeli.

Il barocco è un arte per stupire ed educare; ed essa sviluppa ulteriormente, approfondendole e migliornadole, le caratteristiche che già erano presenti in nuce nella prima arte contro riformata: essa deve persuadere, deve convincere - emozionandole – le genti. Sia che si tratti dei credenti 'fedeli' alla chiesa, sia che si tratti degli eretici o dei dubbiosi. Tutti devono essere costantemente raggiunti, ‘investiti’, quasi addirittura 'bombardati' di simboli e forme di arte intense, emozionali. L'arte deve avere la forza, la grandiosità. È così che si può davvero penetrare all'interno delle coscienze. Bisogna saper commuovere e ciò grazie soprattutto ai mezzi 'emozionali': bisogna saper suscitare emozioni e sentimenti.

A tale proposito è interessante ricordare che già il Concilio di Trento raccomandava che la figura del Cristo venisse rappresentata «afflitta, sanguinante, vilipésa, con la pelle lacerata, ferita, deformata, pallida e sgradevole a vedersi». In tal modo sarebbe stato più facile suscitare nelle masse dei fedeli sentimenti di pietà e di devozione, facendo psicologicamente leva sulla compassione e sulla misericordia umane di fronte al dolore e alle sofferenze.

Il quadro è davvero molto cambiato molto rispetto ai tempi del Rinascimento in cui si faceva leva sull'armonia e sulla razionalità classicheggianti così come rispetto ai tempi del Manierismo dove, invece, era la bizzarra il metodo.

 

A tali istanze si conformano perfettamente i grandi protagonisti del tempo, che lavorano tutti a Roma (incontrastata capitale delle arti del tempo), più o meno a partire dal terzo decennio del Seicento: Bernini, Pietro da Cortona e Borromini. Quest’ultimo, con la sua peculiare monumentale ed “estrosa severità” delle sue costruzioni, trova maggior consenso fra gli Ordini religiosi, che negli anni della Controriforma avevano avuto largo favore (Teatini e Gesuiti soprattutto).

Oltre a quanto detto bisogna anche ricordare la progressiva affermazione di generi artistici profani, come il ritratto, la natura morta, il paesaggio, le battaglie o le scene di genere, che in questi anni trovano largo consenso sul mercato.

 

CARATTERI FONDAMENTALI DEL BAROCCO

Negli artisti attivi più o meno a partire dal 1630 sono riscontrabili una serie di caratteristiche identificabili nel termine Barocco.

Tali caratteristiche prendono il via dalle soluzioni messe a punto a Roma da Annibale Carracci e allievi, da Rubens, dall'architettura proposta nella Chiesa del Gesù, e si possono sintetizzare in:

- una concezione estremamente dinamica e teatrale dello spazio;
- l'uso di effetti illusionistici;
- la grandiosità delle forme, sia pittoriche sia scultoree che architettoniche;
- l'uso contemporaneo delle tre arti per moltiplicare l'effetto scenografico del risultato.

 

Questo tipo di produzione artistica diventa lo strumento prediletto dalla Chiesa, che deve rendere tangibile la propria magnificenza. Il mecenatismo dei papi, in particolare di Urbano VIII (1623-44), promuove quest'arte che illude i sensi al fine di persuadere fedeli della costante presenza del divino e della vastità dell'opera della Provvidenza.

 

Già allo scadere del XVI secolo si possono già cogliere i segni precursori di un'arte che si presentava quasi in contraddizione con l'Età della Maniera. È stata designata come Barocco, forse dal termine barroco, perla di forma irregolare o da baroco, un'articolata figura di sillogismo medioevale; o ancora da baroque che in francese assume il significato di bizzarro.

 

A partire dal XVIII secolo, col Neoclassicismo, l’arte barocca e gli artisti che lo incarnarono furono oggetto di pesanti critiche ed indicati addirittura di ‘cattivo gusto’. Oggi, ovviamente, questi giudizi sono del tutto superati e, nonostante gli stili non vadano mai ‘giudicati’ e vadano sempre studiati ed analizzati storicamente, è effettivamente difficile oggi non apprezzare l’arte barocca.

In letteratura, a fornire un utile paragone con le Arti figurative è soprattutto il grande sviluppo del teatro (la commedia, la commedia dell'arte, il dramma pastorale), ma anche il dramma da musica (oratorio, melodramma, che poi diventerà l'opera lirica) a ben illustrare il gusto degli uomini di quel tempo.

Un'affermazione più di altre sembra condensare l'aspetto edonistico della produzione artistica seicentesca: "è del poeta il fin la meraviglia", dove all'atto poetico si può tranquillamente sostituire l'operare artistico. La frase si deve al letterato Giovan Battista Marino che, con L'Adone (1623), realizza l'opera più rappresentativa del primo frangente di secolo, intessuta di richiami alla transitorietà del vivere e alla bellezza che fugge.

Lo stesso Marino, in modo molto acuto, scrivendo al poeta bolognese Girolamo Preti, individuava un altro carattere peculiare dell'Arte barocca: "La vera regola (cor mio bello) è saper rompere le regole a tempo e luogo, accomodandosi al costume corrente ed al gusto del secolo". Un uscire di regola che non prevede semplicemente l'estrosità o il bizzarro, cioè la 'licenza' manierista, ma che sottende un principio di forzatura della norma al fine di indurre stupore, o una maggiore spettacolarizzazione.

 

Gli anni qui indicati coincidono con le Rivoluzioni scientifiche di Galileo e del francese Renato Cartesio (Descartes, 1596-1650), che nel suo Discorso sul metodo (1633-37) teorizza il dubbio metodico e la centralità del pensiero autocosciente ("cogito ergo sum"), fondamenti della Filosofia moderna.

 

In architettura, dove le necessità statiche e costruttive rimangono necessariamente prioritarie rispetto a quelle ideologiche ed espressive, il gusto seicentesco si esprime soprattutto attraverso la ricchezza e la monumentalità delle costruzioni.

Nelle chiese, in particolar modo, si prediligono la navata unica, la pianta centrale (spesso ellittica), la copertura a cupola (simbolo della centralità stessa della Chiesa di Roma), la volta a botte (in analogia con la grandiosità dell'architettura imperiale dei primi secoli).

Negli interni e nelle facciate il richiamo all'Antico diventa spesso un colto pretesto per sperimentare inedite e spettacolari soluzioni spaziali. Ai motivi architettonici si sovrappongono spesso anche quelli pittorici (soprattutto per quello che attiene alle decorazioni prospettiche di soffitti, volte e cupole) e scultorei. La presenza ornamentale di statue, fregi, cornici, false finestre e altri elementi puramente decorativi arriva talvolta a essere più importante della stessa struttura architettonica, cosicché la forma (cioè l'ornamento) ha il sopravvento sulla funzione (cioè la struttura).

 

La facciata, a questo punto, perde la sua importanza architettonica e ne acquista un'altra, di tipo celebrativo e scenografico. Nelle maggiori città cattoliche europee, la cui fisionomia sta via via modificandosi per meglio adattarsi al desiderio di monumentalità imposto dal potere papale e dagli interessi politici di Spagna e Francia, i due principali stati cattolici, questa insistita ricerca d'un effetto scenografico assume un'importanza spesso preponderante.

A Roma, in particolare, nel tentativo di ripristinare l'immagine di potenza e ricchezza dell'antica Caput Mundi (capitale del mondo) e si determina un riassetto del tessuto urbano. Si demoliscono, infatti, interi quartieri, si tracciano nuove strade e si costruiscono nuovi palazzi, chiese e fontane, pensando più all'effetto visivo e all'impatto formale che all'utilità reale e, anzi, sacrificando spesso quest'ultima ai primi.

Altra importante caratteristica del tempo è quella degli apparati effimeri legati a feste o cerimonie. Si trattava di macchine e costruzioni veramente grandiose e per le quali venivano spese considerevolissime spese. Inoltre erano apprezzatissime dai contemporanei e molte persone affluivano per ammirarle! Erano considerate moltissimo ed erano importantissime per la fama di chi le realizzava! Eppure, nella stragrande maggioranza dei casi, duravano pochissimo tempo! A volte venivano ‘bruciate’ direttamente nel corso dello spettacolo pirotecnico collegato! Erano opere effimere a tutti gli effetti ed è davvero curioso ed interessante il ‘collegamento’ e la prefigurazione delle opere d’arte effimere dell’arte novecentesca ed attuale!