Il mosaico

Nell'età ellenistica (334 a.C. - 30 a.C.) si diffonde, insieme al nuovo valore attribuito alla "sfera privata", l'uso di arredare le abita zioni con mosaici, composizioni ottenute mediante l'utilizzo di frammenti di pietra, che rivestono il pavimento degli ambienti più importanti con scene figurate estese su tutta la superficie oppure, in molti casi, limitate a riquadri eseguiti a parte e inseriti al centro di un più ampio ornato geometrico.

L'etimologia, le origini e la tecnica

Il nome mosaico deriva dal termine greco musaikòn e dal latino opus musivum, con il significato di "opera degna delle Muse", divinità protettrici delle arti e delle scienze.

L'arte musiva si sviluppa nella Grecia del V secolo a.C., quando si inizia a rivestire i pavimenti con ciottoli legati con calce, disposti a formare semplici figurazioni geometriche, per dare maggiore resistenza al piano di calpestio in terra battuta e renderlo im permeabile.

Dal secolo successivo ha inizio l'uso di figurazioni più complesse, sostituendo i ciottoli con piccoli cubetti (detti "tessere", in latino tessella) ricavati dal taglio di pietre di diversa natura per abbracciare la più ampia gamma cromatica possibile.

La tecnica realizzativa prevede la stesura di due strati di calce:

- il primo, spesso circa 15 cm, costituiscelo zoccolo pavimentale;

- il secondo, dello spessore di circa 3 cm, è il "letto di posa" nel quale, ancora umido, è tracciato il disegno preparatorio e sono disposte le tessere, accostate l'una all'altra partendo dai bordi esterni, come in un moderno puzzle.

I disegni geometrici sono realizzati con la tecnica detta dell'opus tessellatum, che prevede tessere superiori in larghezza ai 5 mm; per le figurazioni pittoriche più complesse è usato l'opus vermiculatum (dal latino vermiculus, "sottile") con tessere piccolissime, inferiori ai 4 mm, e in genere disposte asimmetricamente su tavole di terracotta, a cui sono fissate con particolari resine, a seguire i contorni delle immagini. Quest'ultima tecnica, che garantisce un'alta qualità pittorica, è la più usata in età ellenistica e romana.