Il reimpiego decorativo di antichità romane come specchio di una nuova concezione dell'antichità e, soprattutto, del suo 'uso politico'

Nel corso del XII secolo a Roma si assiste ad un cambio di mentalità o comunque ad un diverso modo di vedere e di concepire l’antichità romana. Mentre fino ad allora il passato antico veniva visto pressoché esclusivamente come ‘pagano’ e ‘sbagliato’ o comunque in larga parte incomprensibile ora, invece, esso viene completamente rivalutato. Rivalutato, compreso meglio e anche e soprattutto ‘utilizzato’ a scopi propagandistici e/o auto-celebrativi.

Comunque la si interpreti, un dato rimane certo: c’è ora una nuova e rinnovata attenzione per quel glorioso passato di Roma. (La nascita del Comune ne è anche un aspetto).

Molti edifici in città vengono ora decorati con colonne e rilievi presi dalle rovine. L’esempio più rappresentativo è certamente la Casa dei Crescenzi ma molto rappresentativa è anche la Torre e Casa dei Margani, lo stesso Campidoglio. E poi la Casa Medievale in via della Tribuna di Campitelli, la Casa Bonadies.

Mentre prima gli edifici antichi venivano spogliati di fatto esclusivamente per ricavarne i materiali da poi utilizzare solo ed esclusivamente per costruire qualcosa, adesso – pur continuando a fare così – si prendono materiali e soprattutto elementi decorativi anche per decorare e, nello stesso tempo, ‘dare messaggi’: "noi siamo gli eredi di quell’antichità grandiosa e potente ed autorevole, noi deteniamo in qualche modo quel potere e quell’autorità". E ciò mostra chiaramente il cambio di mentalità e il modo di vedere e concepire l’antichità romana.

(Tutt’al più prima si usavano elementi che magari nell’antichità erano stati decorativi e nel Medioevo venivano utilizzati a mo' di mattone!)