Il Sacco di Roma del 1527 ha causato anche e soprattutto la perdita di archivi e dunque della memoria storica della Roma antecedente

Il Sacco di Roma del 1527 è uno dei fatti storici più shockanti e decisivi della storia. È un crocevia di fondamentale, che segna un prima ed un dopo.

Fondamentale per la storia e anche per la storia dell'arte. Niente sarà come prima. In senso sostanzialmente negativo per Roma (anche se la città si riprenderà rapidamente) ma assolutamente positivo per le arti visive perché il crogiolo di artisti e conoscenze che si riuniva a Roma poté essere esportato altrove e raggiungere tutta Italia e poi anche tutta Europa. Per poi diventare così la norma universale...e che ancora oggi è considerata di fatto l'unica degna di paragonarsi all'arte classica.

Gli artisti che prima erano tutti a Roma, che avevano li fatto convogliare tutte le scoperte e novità del 400 e poi fatte ulteriormente sviluppare (uno scenario come sarà Parigi ottocentesca e novecentesca) dovettero fuggire e, trovato rifugio nelle corti italiane ed europee, portarono li le loro conoscenze.

 

Veramente drammatiche sono le testimonianze del Sacco. Si capisce davvero che esso cambiò Roma e la considerazione di essa. Niente poté essere come prima. Roma ed i suoi abitanti sfregiata.

Il capitano degli imperiali scrisse riguardo al Sacco:
«ll 6 maggio abbiamo preso d'assalto Roma, ucciso seimila uomini, saccheggiato le case, portato via quello che trovavamo nelle chiese e dappertutto, e finalmente incendiato una buona parte della città. Strana vita davvero! Abbiamo lacerato, distrutto gli atti dei copisti, i registri, le lettere, i documenti della Curia [...]. Siamo tutti ricchi. Avevamo occupato Roma solo da due mesi e già cinquemila dei nostri morirono di peste, perché non si seppellivano i cadaveri. In luglio, mezzi morti, lasciammo la città per le Marche allo scopo di trovare un'aria migliore [...]. In settembre. di ritorno a Roma, saccheggiammo la città ancora più a fondo e trovammo grandi tesori nascosti. Vi siamo rimasti alloggiati altri sei mesi».

E un soldato ricordava:
«Si sono ricercate le bolle papali, le lettere e i registri nei monasteri e nei conventi per bruciarli e strapparli: i loro brandelli sono serviti al posto della paglia nelle case e nelle scuderie per gli asini e i cavalli. In tutte le chiese, San Pietro, San Paolo, San Lorenzo e anche in quelle piccole, calici, pianete¹, ostensori e ornamenti sono stati sottratti e i saccheggiatori non trovando la Veronica hanno preso altre reliquie».

Il Vaticano, quindi, e le chiese della città furono messe a ferro e fuoco. Distrutti i dipinti e gli arredi sacri, profanati gli altari, la soldataglia prese a seviziare i ricchi prigionieri per ottenere riscatti dalle famiglie. Racconta un notaio che
«si vendeva tutto quello che era stato rubato durante il sacco, vestiti ricamati d'oro, sete, velluti, drappi di lana e lino, anelli, gioielli, perle; i tedeschi avevano sacchi pieni di cose da vendere, e si vendeva di tutto su una grande piazza del mercato, e poi il saccheggio ricominciava».

 

Un'altra perdita importantissima ed irreparabile fu anche e soprattutto la perdita degli archivi medievali. Archivi laici ed ecclesiastici. Essa condiziona fortemente ancora oggi gli studi, storici e storic-artistici. SI è veramente persa la memoria storica della città! Una perdita incalcolabile. Fortunataente qualcosa si è salvato e si può comunque studiare molto 'di riflesso' ma molto invece è dimenticato (e non più ricostruibile) per sempre!

Insomma, gli studi su Roma medievale (a tutti i livelli) hanno sempre un handicap fortissimo ed è per questo, che spesso, questa era di Roma non è così studiata, approfondita e divulgata così come meriterebbe!