L'amore di Antonio Canova per Roma

«Sappiate che l'imperatore ha avuto la clemenza [...] d'incitarmi a trasferirmi in Parigi appresso la Maestà Sua anche per sempre, se io vi acconsento. Io parto adunque al momento, per ringrazia re la munificenza sovrana di tanta benignità onde si degna onorarmi, e per implorare in grazia di rimanere al mio studio e in Roma, alle mie solite abitudini, al mio clima fuori del quale morirei, a me stesso, e all'arte mia. Vengo perciò a fare il ritratto dell'Imperatrice, e non per altro, sperando che la Maestà Sua voglia esser generosa di lasciarmi nel mio tranquillo soggiorno, dove ho tante opere, e colossi, e statue, e studi, che asso lutamente vogliono la mia persona, e senza de' quali io non potrei vivere un solo giorno».

Queste parole sintetizzano bene il carattere semplice e riservato, la dedizione al lavoro, l'attaccamento a Roma - fonte continua d'ispirazione, meta d'ogni artista, luogo d'irraggiamento della cultura neoclassica e la concezione dell'arte intesa come fonte di vita del più grande scultore