L'arte ellenistica

L'idea ellenistica di bellezza

"Il sublime è la più alta vetta dello stile.

Con questo passo l'anonimo autore del Trattato sui Sublime (I secolo d.C.), opera per molti aspetti rite nuta il "manifesto analitico" dell'Ellenismo, avvia la propria ricerca sulla vera grandezza dello stile artistico, individuata in un orientamento che nor deve tendere «alla persuasione ma all'esaltazione imponendo l'irresistibile signoria del suo slancio nell'ammaliare il pubblico toccando le corde de sentimenti e delle emozioni (pathos), perché l'ani ma umana «per natura, davanti a ciò che è sublime si solleva e si riempie di gioia, come se essa stessa avesse generato ciò che ha visto o ascoltato». Il subli me dunque è il «piacere dell'espressione» e dunque

la bellezza è intimamente legata al piacere sen sibile. Difatti, l'arte ellenistica si caratterizza per la grande attenzione alla realtà e alla natura, sostenuta dall'interesse per le sperimentazioni su forme e ma teriali che spesso conducono l'artista a espressioni di virtuosismo tecnico dove prevale la tendenza a coinvolgere l'osservatore, a suscitare meraviglia o commozione, senza però oltrepassare mai il limite perché «la bellezza veramente sublime è quella che piace a tutti». L'artista ellenistico è dunque interes sato all'evento quotidiano, all'espressione delle ca ratteristiche fisiche, dei sentimenti e delle passioni dell'uomo, rappresentato senza filtri idealizzanti

La conquista della visione circolare Gli artisti di età ellenistica continuano la ricerca, già avviata in età classica, di una scultura che sviluppi il movimen to della figura nello spazio: il principio ispiratore è la "vividezza" (enargèia), ossia la capacità di portare gli eventi davanti agli occhi coinvolgendo in modo illu sorio lo spettatore. Questi, infatti, non ha più un ruolo di osservatore esterno né un punto di vista privilegiato dal quale contemplare l'opera ma viene indotto a con dividere direttamente lo spazio con le figure girando intorno ad essa.

La visione circolare e la ricerca dell'articolazione orga nica delle figure nello spazio trovano la loro più natu rale attuazione nel gruppo scultoreo, tipologia figurati va che, grazie alle sue possibilità sceniche e narrative vivrà un grande sviluppo durante l'Ellenismo.

 

Il realismo nelle immagini

La scultura di genere
 Un filone particolare della ricerca artistica in età ellenistica è quello che sceglie come soggetto delle proprie opere la gente del popolo. Si tratta di "soggetti di genere", particolarmente ricercati per le collezioni di quella ricca classe mercantile che si sviluppa nei grandi centri della Macedonia, dell'Asia Minore, dell'Egitto e della Siría. Con grande minuzia descrittiva, che va oltre il singolo individuo, è raffigurato il tipo di una particolare categoria sociale.
Nella statua della Vecchia ubriaca lo scultore coglie in pieno un frammento
 di realtà acutamente osservato. La figura siede a terra stringendo a sé una grossa fiasca da vino. La testa rovesciata all'indietro, la bocca sdentata aperta, gli occhi spalancati indicano lo stato di ubriachezza; le pieghe della pelle cadenti sul corpo ossuto rivelano l'apprezzabile capacità di resa anatomica dell'artista.

Il ritratto 
In età classica si era diffuso l'uso di celebrare uomini meritevoli esponendo i loro ritratti idea lizzati in spazi pubblici: essi divenivano così modelli di comportamento per l'intera comunità. In età ellenisti ca, al contrario, nel ritratto dell'uomo di Stato si impone una sempre più marcata tendenza a riprodurre le carat teristiche individuali. Fa scuola il Ritratto di Alessandro Magno di Lisippo, che introduce elementi di novità: un'intensa carica emotiva data dagli occhi e dalla decisa torsione del capo. Tali elementi sono ripresi nei ritratti dei monarchi ellenistici, in cui si uniscono i tratti fisionomici personali all'impostazione della testa del sovrano macedone, come ad esempio nel Ritratto di Seleuco I Nicatore ("vincitore"), re di Siria.

 

Pittura parietale e mosaico

L'illusionismo: ricerca dei volumi e della profondità di campo

Lo studio della luce nello spazio Nella se conda metà del IV secolo a.C. l'interesse dei pittori si rivolge sempre di più verso lo studio della luce per evidenziare i volumi nello spazio, come ci testimo niano sia le fonti letterarie sia le pitture parietali e i mosaici [→ LE TECNICHE DELL'ARTE, p. 148] di abitazioni private di Pompei, copie di originali greci perduti.

L'affresco Alessandro che tiene la folgore → fig. 25], dal la Casa dei Vettii di Pompei, riproduce un celebre quadro di APELLE, il pittore preferito da Alessandro Magno. Nel dipinto un personaggio seduto in trono tiene con una mano uno scettro e nell'altra il fulmi ne, gli attributi di Zeus. Il volto richiama in maniera diretta quello di Alessandro, così come appare nella ritrattistica: gli occhi rivolti verso l'alto in un collo quio diretto con la divinità, i capelli al vento dalleemerge uno degli aspetti più caratterizzanti l'arte del pittore greco: l'uso delle luci e delle ombre per evidenziare la tridimensionalità dei corpi. Infatti, la conquista di uno spazio a tre dimensioni nelle sce ne di interno costituisce una delle più significative novità del periodo. grandi ciocche alzate sulla fronte. Anche dalla copia emerge uno degli aspetti più caratterizzanti l'arte del pittore greco: l'uso delle luci e delle ombre per evidenziare la tridimensionalità dei corpi. Infatti, la conquista di uno spazio a tre dimensioni nelle sce ne di interno costituisce una delle più significative novità del periodo.