L'importanza del disegno nell'arte fiorentina (e l'importanza di essa secondo Ingres)

Quando si parla di arte italiana rinascimentale si sente spesso parlare di disegno. Soprattutto quando si parla di arte fiorentina e, ancor di più, di quella fiorentina quattrocentesca.

Ma forse ne avrete sentito sopratutto parlare quando si tratta del confronto tra arte fiorentina ed arte veneta. In effetti, si sottolinea spesso come nella pittura veneta il disegno non sia stato - a partire dal Cinquecento soprattutto - così fondamentale come in quella toscana.

In effetti, è fuor di dubbio che per i fiorentini il disegno sia stato sempre importantissimo, anzi fondamentale! E, detto per inciso, non è vero che per i veneti non fosse importante ed, in fondo, non c'era nemmeno tutta questa grandissima differenza, come spesso di giunge a dire.


Ma perché, dunque, a Firenze, il disegno è così importante, anzi fondamentale?!? Ci sono sono ragioni pratiche ma anche e soprattutto filosofiche! In effetti, chi ha studiato o ha avuto modo di leggere qualche libro sull'arte fiorentina quattrocentesca sa quanto la filosofia sia stata importante ed influente, e soprattutto quella neoplatonica.

Il fatto è che, alla metà del Quattrocento si afferma la convinzione che l'idea sia superiore alla realtà. Di conseguenza il disegno, inteso come materializzazione grafica dell'idea, per la sua immediatezza è più vicino al pensiero, all'ideazione, all'invenzione artistica, di quanto non sia l'opera finita. Il disegno, dunque, assume in quel momento una propria dignità e autonomia indipendentemente dall' opera a cui si riferisce.


Per Sandro Botticelli il disegno è principalmente linea di contorno, quella che Alberti aveva defini to «circoncrizione» dello spazio. Una linea decisa, flessuosa, agile, leggiadra, che circonda morbida mente il soggetto spiccandolo dal fondo.

 

Ma se vogliamo capire meglio cosa sia il disegno nell'arte possiamo rivolgerci anche al grande artista francese ottocentesco Ingres, grande conoscitore dell'arte italiana (egli visse in Italia gran parte della sua vita).

Anche ingres era un grande disegnatore e al disegno assegnava un ruolo importantissimo. E tutto ciò era il riflesso della sua passione per Raffaello - gran disegnatore -, per Masaccio e per Giotto.
«Disegnare non significa semplicemente riprodurre dei contorni», avrebbe scritto l'artista, «il disegno non consiste semplicemente nel tratto: il disegno è anche l'espressione, la forma interna, il piano, il modellato. Che cosa resta d'altro? Il disegno comprende i tre quarti e mezzo di ciò che costituisce la pittura. Se dovessi mettere un cartello sulla mia porta, scriverei "Scuola di disegno": sono sicuro che formerei dei pittori».

 

Vasari nell'introduzione all'edizione giuntina delle Vite: "Perché il disegno, padre delle tre arti nostre, architettura, scultura e pittura, procedendo dall'intelletto, cava di molte cose un giudizio universale, simile a una forma o vero idea di tutte le cose della natura, la quale è singolarissima nelle sue misure, di qui è che non solo nei corpi umani e degl'animali, ma nelle piante ancora, e nelle fabriche e sculture e pitture cognosce la proporzione che ha il tutto con le parti, e che hanno le parti fra loro e col tutto insieme. E perché da questa cognizione nasce un certo concetto e giudizio che si forma nella mente quella tal cosa, che poi espressa con le mani si chiama disegno, si può conchiudere che esso disegno altro non sia che una apparente espressione e dichiarazione del concetto che si ha nell'animo, e di quello che altri si è nella mente imaginato e fabricato nell'idea. [...] questo disegno ha bisogno, quando cava l'invenzione d'una qualche cosa dal giudizio, che la mano sia, mediante lo studio et essercizio di molti anni, spedita et atta a disegnare et esprimere bene qualunche cosa ha la natura creato, con penna, con stile, con carbone, con matita o con altra cosa; perché quando l'intelletto manda fuori i concetti purgati e con giudizio, fanno quelle mani, che hanno molti anni essercitato il disegno, conoscere la perfezione et eccellenza dell'arti, et il sapere dell'artefice insieme".

l'imitazione d'un modello, che a sua volta era ritenuto tanto più perfetto quanto più riusciva nell'imitazione della natura, operando però una selezione sulla base di quel che si genera nella mente dell'artista.