L'Isola Tiberina

'Scendere' all'IsolaTiberina è un'emozione ed un esperienza da vivere, da non perdere assolutamente!

È il modo migliore per vivere il Tevere, per avere il rapporto più autentico con esso. Non è come passeggiare sul Longotevere, è diverso! E' più bello, più emozionante, più vero, più autentico! Non c'è mai troppa gente, non ce n'è mai troppo poca! E' sempre bello e rilassante stare lì e godersi il fiume de Roma!

Esiste una sola scala per arrivare alle sponde del Tevere: si trova nei pressi dell'ingresso dell'Ospedale Fatebenefratelli, sulla sinistra.

È un vero peccato che quelle scale siano sempre lasciate sporche! Non mi capacito mai di come - in pieno centro! - delle scale così importanti, le uniche che conducono all'Isola, possano essere lasciate così all'incuria!

Comunque, una volta arrivati giù, l'emozione sarà grande ed avrete il Tevere tutto per voi! Sul lato delle scale, dove arriverete, il fiume scorre abbastanza placido (ma solo inizialmente; dopo, infatti, arriva una sorta di mini-cascata (sempre interessante e divertente da osservare, anche perché spesso gli uccelli stazionano li). Ma la cosa più divertente è sicuramente osservare i palloni che quasi sempre rimangono lì bloccati nella mini-cascata. Giunti da chissà dove, tramite il Tevere (magari dall'Umbria!), essi rimangono bloccati li, inesorabilmente. Girano in tondo, girano su se é stessi, magari a volte volano in aria e sembrano per un attimo poter andare quindi avanti ma poi ritornano giù nella cascata e ci rimangono immancabilmente bloccati. E li rimangono finché non vengono rimossi dalla polizia fluviale e dai vigili del fuoco.

L'altro lato, quello verso il Quartiere Ebraico, invece, è più selvaggio, sia per il fatto che il Tevere sia più mosso e più stretto, sia perché ci sono molti alberi. E poi perché ci sono spesso uccelli (soprattutto aironi) che sostano li tra gli alberi e gli arbusti. Hanno quasi sempre gli occhi puntati sulle acque del Tevere; probabilmente aspettano il momento propizio per pescare! Esiste un punto, in particolare, dove gli aironi sostano quasi sempre! Questo punto è ben visibile anche dal Ponte Fabricio, quindi, è possibile avvistare gli aironi, comodamente, senza bisogno di scendere giù! Il posto è all'altezza.

Molto particolari e godibili sono le due estremità 'corte' dell'Isola: sono le parti più 'accoglienti' per sedersi rilassarsi e sono un po' più 'sistemate' (anche se si nota subito che siano strutture vecchie che andrebbero proprio risistemate!). Il lato nord, verso la fonte, sembra quasi una galleria cpn posti per ammirare il Tevere; il lato sud, verso la foce, è, invece, una sorta di 'piazza', una sorta di luogo di incontro un po' più sistemato. Ci sono anche gli alberi, quindi, soprattutto in primavera ed in estate, è davvero gradevole stare lì! 

Uno dei motivi per i quali l'isola è così speciale è il fatto che si possa avere un rapporto quasi "intimo" col Ponte Emilio! Il ponte è sempre stato importantissimo per Roma ma, purtroppo, si trovava in una posizione critica, in cui le alluvioni erano particolarmente devastanti, e che quindi danneggiavano moltissimo le strutture. Dopo la rovinosa piena del 1598, che distrusse tre delle sei arcate, il ponte non fu più ricostruito e,quindi, definitivamente abbandonato, assumendo il nome di "Ponte Rotto". Questo suo particolare aspetto attuale ma anche la sua bella architettura e decorazioni, lo rendono davvero bellissimo ed affascinante. Ma dalla città non è possibile apprezzarne davvero il valore! Per farlo davvero bisogna scendere giù all'Isola! Da qui è davvero ben visibile e godibile. E' possibile per voi 'stare con lui' e quasi comunicare! Il Ponte è decorato con draghi. Ciò perché il suo ultimo rimaneggiamento fu commissionato da Papa Gregorio XIII Boncompagni che, come simbolo araldico di famiglia aveva appunto il drago. Architetto fu Matteo Di Castello ed i lavori furono ultimati nel 1575, come si può leggere nell'iscrizione murata nell'arcata superstite.

E a rendere il tutto ancora più bello è il fatto che il lato dell'isola tiberina che guarda il ponte Emilio sia dotato di una piccola spiaggia! E li spesso stazionano anatre ed altri uccelli! Del resto, essi stazionano anche sul ponte Emilio e li intorno: quindi, godersi quell'angolo di Roma significa anche rilassarsi ammirando le bellezze architettoniche di Roma...ed anche la sua fauna! Il tutto è veramente rilassante!

E poi anche e soprattutto la vista dal basso e ravvicinata dei Ponti Cestio e Fabricio!

L'Isola Tiberina misura circa 270 metri per 70.

La storia curiosa dell'Isola e altre cose curiose non molto conosciute

Non tutti conoscono la tradizione della nascita dell'Isola, invero molto curiosa. Secondo la tradizione essa nacque...dalla furia dei romani contro la famiglia (etrusca) Tarquini, che aveva dominato Roma.  E segnò la nascita della gloriosa Repubblica! Come noto, l'ultimo re di Roma fu Tarquinio il Superbo. Quando egli fu cacciato, i romani - che odiavano la sua superbia e la ricchezza che aveva accumolato - gettarono i covoni di grano delle sue proprietà del Campo Marzio (che, ai tempi, non era abitato): bene, questi erano talmente tanti che poterono addirittura generare una piccola isola! Questa fu dunque la genesi del primissimo nucleo dell'isola!

(Studi hanno appurato che l'isola abbia il nucleo di roccia vulcanica (sicuramente del Vulcano Laziale - Colli Albani), poi circondato e inglobato da sedimenti e tutto il resto accumolatosi dalle alluvioni).

Un'altra cosa che non tutti sanno (è la classica domanda-trabocchetto) è che, sostanzialmente, Roma non è nata sul Palatino (come tradizionalmente di dice da sempre!) ma, in realtà, proprio qui! Eh sì, Roma è nata proprio sull'Isola Tiberina, anzi, ad essere più precisi, accanto ad essa (dove oggi c'è il Foro Boario-Olitorio) e grazie all'Isola Tiberina! Il Palatino fu, in fondo, nient'altro che la sua naturale 'prosecuzione' e, soprattutto, avamposto 'militare-difensivo' e luogo sicuro in cui vivere, dominando quel luogo straordinario. Eh sì, luogo straordinario, è proprio il caso di dirlo! L'Isola Tiberina è davvero un luogo speciale: ha, infatti, sempre permesso un facile guado del Tevere! E, non a caso, da tempi lontanissimi l'Isola era luogo di incontro tra popolazioni e soprattutto luogo di scambio. Era crocevia delle due strade commerciali più importanti: la via Salaria (sostanzialmente la stessa di oggi) e la via Campana (che è la "nonna" della via Portuense, sostanzialmente con lo stesso tracciato e giungeva, quindi, fino al mare).

L'altra grande tradizione dell'Isola è quella di Esculapio, della medicina, dell'ospedale (che sull'Isola c'è un po' da sempre) e sul fatto che abbia sempre avuto la forma (e, per un bel periodo anche decorazioni!) a forma di nave! Vediamo un po' perchè.

Nell'anno 291 a.C.Roma fu colpita da una grave epidemia e venne deciso di inviare una delegazione ad Epidauro (nel Peloponneso), città sacra al nume della medicina (era un semidio), dove esisteva il Tempio a lui dedicato. Durante i riti propiziatori un serpente uscì dal tempio ed andò ad infilarsi all'interno della nave romana. Tutti immediatamente compresero che Esculapio si era trasformato in serpente e, dunque, i romani ripartirono senza indugio. Giunti nei pressi dell'Isola Tiberina, il serpente uscì dalla nave e nuotò fino all'Isola dove scomparve. I romani, dunque, interpretarono il tutto come la volontà del nume di mostrare dove avrebbe dovuto sorgere il tempio a lui dedicato! I romani non persero tempo ed il tempio era già terminato nel 289!

E indovinate dove sorgeva? Ma naturalmente dove oggi c'è la chiesa di S. Bartolomeo! Come spessisismo avviene a Roma, c'è continuità di sacrari! All'interno di questa bellissima chiesa esiste un pozzo: questo era sicuramente lo stesso di cui era dotato il tempio pagano, di cui era tradizionalmente dotato.

Per ricordare per sempre l'evento prodigioso del serpente, i romani fecero sì che l'Isola assumesse la forma di trireme (la nave romana con tre file rematori per fiancata): possedeva prua, poppa di peperino rivestito di bellissimo e decorato travertino! E anche un albero maestro:esso aveva anche un obelisco! Oggi, purtroppo, è stato smembrato e non si trova più a Roma: due suoi frammenti sono, infatti, al Museo Nazionale di Napoli mentre un terzo è a Monaco. E sapete dove si trovava questo albero maestro? Facile: dove oggi, al suo posto, sorge la colonna con la croce (ne ho già parlato qui, leggi la sua curiosa storia!). L’obelisco rimase al suo posto fino al 1500.

Sono giunte a noi varie iscrizioni che ringraziano e testimoniano per molte guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità. Pomponio Festo, nel IV secolo d.C. racconta che gli infermi venivano curati "specialmente con l'acqua".

La storia della "Colonna Infame"


La "Colonna Infame" era una colonna scanalata di marmo tasio e si trovava, fino al 1869, proprio dove oggi ammiriamo, al centro della piazza, il monumento con le statue dei Ss.Bartolomeo, Francesco di Assisi, Paolino da Nola e Giovanni di Dio, opera di Ignazio Jacometti. Venne costruita per commissione di Papa Pio IX per ricordare il Concilio Vaticano I (1869). Il concilio sancì il dogma dell'infallibilità del magistero del Papa in materia di fede e di morale e il dogma della conoscenza di Dio con la sola ragione: “La santa Chiesa, nostra Madre, sostiene e insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della ragione umana partendo dalle cose create”.

Essa sostituiva e veniva eretta sul sito in cui, sin dall'antichità, sorgeva l'abero maestro della "nave simbolica" dell'Isola Tiberina, costruita dai romani.

Ma un carro la urtò (i maligni dicono forse non casualmente!), danneggiandola e rendendo necessaria la sua ‘sostituzione’. Ma perché i maligni dicono che l’incidente fu forse intenzionale e perché la colonna aveva quel nome inquietante?
Beh, è presto detto: era chiamata dal popolo “la colonna infame” perché, fino alla fine dell’Ottocento, ogni anno, il 24 agosto, giorno della festa di San Bartolomeo (e per gli otto giorni successivi), vi si affiggeva una tabella con “i nomi dei banditi che non si erano comunicati a Pasqua”: “banditorum illorum qui in die paschali de Sanctissima Coena non parteciparunt”.
Dopo l’incidente la colonna fu sostituita con l’attuale monumento che celebrava il Concilio Vaticano I. E la “lista infame” che fine fece? Continuò ad essere affissa, anche sul nuovo monumento! Ma solo per poco tempo… presto, infatti, la ‘tradizione’ cessò!

Esiste una gustosa storia, un aneddoto legato a Bartolomeo Pinelli, il celbre pittore di Trastevere, noto per la sua vita dissoluta. Giuseppe Gioacchino Belli, in una nota al sonetto “La morte del zor Meo”, specifica che Bartolomeo, nel 1834, vedendo il suo nome “sulla solita lista degl’interdetti per inadempimento al precetto pasquale”, si lamentò non poco. Ma non per essere indicato come un miscredente, ma per ben altro motivo! Infatti,“Avendovi egli letto essergli attribuita la qualifica di miniatore, andò in sacristia ad avvertire che Bartolommeo Pinelli era incisore, onde si correggesse l’equivoco sulla identità della persona”. Quindi, l'unica cosa che lo aveva fatto arrabbiare era che era stato qualificato come miniatore e non come incisore! Peraltro, va senz'altro aggiunto che Bartolomeo Pinelli aveva "capelli molto più che sospetti"! egli, infatti, si lasciava "portava li capelli / giù per grugno e la mosca ar barbozzale”, in tempi in cui chi si lasciava crescere la barba era sospettato di simpatie giacobine.

 


 

La Sagra dei Cocomeri all'Isola Tiberina: tuffi nel Tevere per recuperarli!

Tradizione alquanto curiosa dell’Isola legata alla festa di San Bartolomeo è la “Sagra dei cocomeri”. Durante la kermesse la piazzetta si riempiva di bancarelle.

Alcuni cocomeri venivano lanciati nel fiume, e chi si tuffava e riusciva a recuperarli ne diventava possessore legittimo!

Tale usanza venne proibita intorno alla metà dell’Ottocento, in quanto giudicata troppo pericolosa per la corrente e per via delle ruote dei mulini che sorgevano nei pressi.