S. Urbano alla Caffarella

Uno degli edifici più suggestivi e belli di Roma; una perla nel cuore del parco della Caffarella-Appia Antica! Una suggestiva chiesa che si impianta in un edificio antico. Questo era originariamente forse un monumento sepolcrale o, più probabilmente, un tempio. Venne poi trasformato in chiesa nel IX secolo ed, in seguito, anche affrescato con splendide pitture murali.

La chiesa era dedicata a S. Urbano, vescovo martirizzato al tempo di Marco Aurelio (161-180 d.C.). In origine sorgeva al centro di un alto podio, oggi sepolto, che era al centro di un largo terrazzo ‘panoramico’ circondato da portici. Il suo aspetto attuale è il risultato di un radicale intervento di restauro eseguito nel 1634, sotto papa Urbano VIII Barberini.

La forma originaria della costruzione era quella di un tempietto con quattro colonne sulla fronte, su alto podio, interamente costruito in laterizio, ad eccezione delle colonne e dell'architrave in marmo. Nell’intervento seicentesco, eseguito per motivi statici, fu murato il porticato anteriore (pronao) ed aggiunti dei contrafforti negli angoli. Inoltre, si aggiunse il campanile sul tetto.

Il monumento faceva parte della vastissima tenuta suburbana "Triopio di Erode Attico": dopo la morte della moglie Annia Regilla, da cui aveva ricevuto in dote, Erode Artico lo trasformò in una sorta di santuario dedicato alla sua memoria, con templi e recinti sacri. E questo edificio doveva essere uno di quelli che maggiormente ne celebravano la memoria.

Pur essendo dedicato alla memoria di Annia Regilla, il tempio era dedicato a Cerere e a Faustina, la defunta moglie divinizzata dell'imperatore Antonino Pio (138-161 d.C.). È datato tra la tarda età adrianea e quella di Antonino Pio. Comunque, studi recenti ne hanno posticipato la costruzione all'età di Massenzio (inizi del IV secolo d.C.), in concomitanza con i lavori intrapresi da questo imperatore nella ricca villa con circo non lontana.

La cella, a pianta quadrangolare, ha le pareti interne divise in tre fasce orizzontali, la centrale delle quali è scandita da riquadri delimitati da piccole lesene in laterizio con capitelli in peperino. All'interno dei riquadri, lungo tutte le pareti dell'ambiente, nel secolo XI furono inserite pitture raffiguranti scene del Nuovo Testamento, il martirio di S. Urbano e di S. Cecilia, poi restaurate nel 1637 su iniziativa di papa Urbano VIII Barberini.

Splendida la copertura con maestosa volta a botte decorata di stucco, con partizioni ottagonali nella parte superiore e un fregio con trofei di armi alla base. Nell'ottagono centrale si individuano una figura maschile e una femminile, in processione, con offerte votive alla divinità: si tratta probabilmente di Erode Attico e Annia Regilla, a conferma dell'identificazione del tempio.

Nella cripta, al di sotto dell'altare, si ammira una splendida Madonna col Bambino fra S. Giovanni e S. Urbano. Risale probabilmente al X secolo ma potrebbe essere anche anteriore.

All'interno dell’edificio si conserva anche un altare marmoreo circolare, con la raffigurazione di un serpente attorcigliato intorno al fusto, datato alla seconda metà del II secolo, poi utilizzato come acquasantiera: dedicato a Dioniso dallo ierofante Apronianus, sacerdote che in Atene celebrava il culto di Cerere, confermerebbe l'attribuzione del monumento a Cerere e Faustina.