Saepta Iulia e Diribitorium

I Saepta Iulia era una ampissima area compresa in un quadriportico ed era il sito in cui "votavano" gli antichi romani. Era un grande edificio, un grande cortile circondato da un porticato sui quattro lati e destinato alle assemblee popolari e le votazioni, ai comizi - curiati, tributi e centuriati - per l'elezione dei magistrati maggiori e minori.  si accedeva per mezzo di due grandi porte, simili ad archi trionfali, aperte nella metà dei lati lunghi

L'orientamento Nord-Sud dei Saepta (dovuto al suo carattere di area ritualmente "inaugurata"), condiziono lo sviluppo successivo dell'area, venendo a costituire l'orientamento fondamentale dell'intero Campo Marzio. 
Sorgeva sul lato del Pantheon (nell'odierna area compresa tra via del Seminario, via di S. Ignazio, via del Plebiscito, via dei Cestari e via della Minerva) ed aveva annesso il Diribitorium, cioè l'edificio dove si scrutinavano i voti. In effetti, la parola Diribitorium significa proprio "scrutinare i voti". Nello stesso edificio si conservava l'archivio delle votazioni.

Il nome Saepta deriva dalle ripartizioni lignee in cui era suddiviso per facilitare, le operazioni elettorali, a guisa dei ricoveri per le pecore, per cui era anche detto ovile.
Sappiamo che fu Giulio Cesare a volere questa costruzione ma non è certo se egli effettivamente iniziò l'opera che , comunque, venne realizzata anche col contributo del triumviro Marco Emilio Lepido. Comunque, fu poi Marco Vipsanio Agrippa a completare e a dedicare i Saepta nel 26 a.C., con il denaro proveniente dalle campagne militari in Illirico. Sempre Agrippa volle che si chiamassero Iulia in onore della gens Iulia cui appartenevano sia Cesare che Augusto.
Del Diribitorium non rimane più nulla ma sappiamo che sorgeva sul lato meridionale del portico dei Saepta e che era dotato di uno spiazzo rettangolare di quasi 4000 metri quadri, circondato da un larghissimo portici pavimentato con lastre di travertino. C'era una grande sala, articolata internamente con nicchie e colonne e coperta da un tetto enorme sorretto da gigantesche travi di larice lunghe quasi trenta metri. Fino al secondo secolo d.C. fu la più grande copertura dell'impero Romano. Il prodigio ingegneristico era tale che una delle travi avanzate nella costruzione è stata lasciata in bella vista ed esposta nei portici dei Saepta Iulia per essere ammirata dai cittadini.
Durante l'età di Augusto, Agrippa abbellì tutto il campo Marzio ed anche i Saepta Iulia. Agrippa abbellì le pareti con marmi e pitture e vi collocò moltissime opere d'arte, trasformando di fatto l'edificio in un ameno sito in cui passeggiare ed incontrare amici, parenti e fare affari. Con tanto di giardini ed un tempio e, soprattutto magnifiche opere d'arte, così come il Portico d'Ottavia e, in seguito, sarà ad esempio il Foro della Pace di Vespasiano. E molte di queste opere - quasi superfluo ricordarlo - furono depredate in Grecia e negli altri regni ellenistici dell'Asia Minore e altrove. Queste decorazioni furono decantate da Plinio il vecchio, ad esempio la raffigurazione di Giasone alla ricerca del vello d'oro. La bellezza dell'opera fece chiamare il portico in cui si trovava "Portico degli Argonauti". Un altro venne invece chiamato "Portico di Meleagro perché tra le belle statue conservate c'era soprattutto il capolavoro di Skopas che raffigurava, appunto, l'eroe greco che pote cacciare il cinghiale calidonio. Addirittura Marziale racconta che divennero un mercati temporaneo d'arte e antiquariato. Questa nuova destinazione d'uso principale va interpretata nell'ambito del cambiamento dello stato romano, che diventavaw sempre più 'imperiale' ed assoluto e dove, pertanto, i cittadini ed il loro voto diventava sempre più svuotato di importanza e significato, passando da cittadini a sudditi.
 Il Diribitorium fu distrutto nel grande incendio di Roma nell'80 d.C. e non fu più restaurato, forse per la perdita delle sue funzioni o per la difficoltà a reperire travi della lunghezza adatte.

Gli unici resti visibili dei Saepta Iulia sono i pilastri addossati al Pantheon che appartenevano al portico degli Argonauti. Sono di età adrianea, come il Pantheon.

Nei Saepta i primi mercatini di Natale!

Nei Saepta esistevano i mercatini di Natale ante litteram. Si tenevano proprio nello stesso periodo solo che per i romani, come è abbastanza noto, corrispondeva ai Saturnalia.

Si esponevano piccole capanne di legno nelle quali si esponevano le immagini dei Lari, ossia dei protettori della famiglia, insieme ad altre statuette di cera, gesso o argilla (dette sigilla). Queste venivano vendute perché poi i romani amavano scambiarsele durante le festività assieme a libri, vasi di vetro, coppe d'argento, gemme incise, perle monili, scatole d'avorio.