Sant'Ivo alla Sapienza

Mozzafiato, emozionante...che fa girare la testa! Eppure è tutto così 'logico' e studiato! Tutto è rigorosamente studiato, geometricamente! Tutto è basato su un rigoroso schema geometrico di partenza, di progettazione iniziale.

E' una chiesa a pianta centrale, progettata a partire dal 1632/1633 e realizzata fra il 1642 e il 1660.

Borromini, nominato architetto della Sapienza, nel progettare la chiesa dovette misurarsi con l'antistante cortile, che aveva un lato curvilineo.

La pianta, composta da una stella a sei punte alternativamente concave e convesse, si sviluppa lungo tutta l'altezza della chiesetta, restringendosi fino alla lanterna.

Da un triangolo equilatero, a con un semicerchio su ciascun lato e con gli angoli tagliati da un arco di cerchio si genera uno schema planimetrico mai impiegato prima, costituito da tre ampie absidi lobate alternate a tre nicchie introdotte da pareti convergenti e aventi il fondo convesso. In tal modo Borromini abbandona definitivamente la regola rinascimentale delle proporzioni, che faceva generare l'edificio dalla ripetizione di moduli uguali, per proporre una preziosa e rigorosa progettazione per schemi geometrici.

Contrariamente a quanto era avvenuto nella Chiesa di San Carlino, qui la forma della pianta prosegue in alzato senza variazioni - in un modo che dimostra la chiarezza e l'organicità della progettazione per culminare nella cupola la cui struttura ripete gli stessi spigoli e le medesime rientranze e sporgenze presenti nella pianta. Questo complesso andamento mistilineo si annulla soltanto nell'anello del serraglio della lanterna, le cui facce sono tutte convesse.

Alla stessa logica compositiva risponde anche l'esterno, soprattutto nell'alto tiburio che nasconde la cupola e nelle gradinate che ne costituiscono le nervature scoperte. Dei contrafforti radiali curvilinei ad arco rovescio (cioè con la concavità rivolta verso l'alto) stringono la cupola e vanno a sorreggere la lanterna che ha facce concave separate da colonne binate concluse, oltre la trabeazione, da candelabre fiammanti. La terminazione della lanterna è un'elica scultorea. Essa, che via via si restringe proce dendo verso l'alto, imprime all'edificio un senso di movimento rotatorio sempre più vorticoso.

Infine la fabbrica si accende nella corona sommitale formata da lingue di fuoco sulla quale la palla e la croce, sostenute da quasi immateriali archetti metallici, sembrano miracolosamente sospese.

Ma guardate bene: in fondo si tratta di un grande pungiglione! La chiesa, in fondo, non è altro che una grande ape stilizzata!

Alle dimensioni della fabbrica Borromini prestò particolare cura. Egli, infatti, partì da proporzioni ideali e aumentò progressivamente le misure reali in modo tale che, dalla posizione privilegiata di chi sostasse sotto l'arco di ingresso al cortile della Sapienza, il complesso della cupola, stanti le riduzioni prospettiche, potesse apparire perfettamente corrispondente alle proporzioni ideali.

Borromini è sempre stato un 'asso' in questo genere di "correzioni ottiche e prospettiche" (clicca qui per la Galleria di Palazzo Spada).

L'idea di sfaccettare la cupola per piani serratissimi trova paragone ancora una volta in modelli classici, come il Padiglione della Piazza d'Oro della Villa Adriana a Tivoli.