Storia di Monterano

Il sito di Monterano era già abitato nell'età del bronzo (XI a.C.) e fu poi un centro etrusco. In effetti, il suo nome dovrebbe derivare dal dio etrusco dell’oltretomba Manth, cui peraltro era consacrato il territorio circostante, detta poi Silva Mantiana. Forse il suo nome etrusco era Manthuria, Manthura o Manturna e a testimoniare questa fase etrusca esistono ancora numerose sepolture e le tracce del sistema viario. Il villaggio faceva verosimilmente parte del territorio di Caere (Cerveteri).

Fu poi centro romano, anche se non sono rimaste tracce consistenti di tale fase. In effetti, sembra che durante l’era romana il centro non sia stato particolarmente importante. Comunque, nei pressi del centro i romani fecero passare la via Clodia – costruita nel III sec a.C. per meglio controllare il territorio etrusco appena conquistato e per collegare Roma con Saturnia – che transitava a circa 3 km a est di Monterano. A dirla tutta, comunque, va detto che la strada suddetta sfavorì alquanto il nostro centro, dato che sul suo tracciato i romani costruirono il nuovo centro di Forum Clodii, che divenne poi un nuovo polo di attrazione di persone e affari.

Monterano si prese però la sua rivincita con la caduta dell’impero romano: Forum Clodii, che era divenuta sede vescovile almeno dal 313, venne progressivamente abbandonata dalla popolazione che cercava riparo in centri meglio difesi; la sua popolazione si riversò allora soprattutto su Monterano (si tratta di un fenomeno tipico dell’epoca: con la caduta dell’Impero Romano le città di pianura divennero insicure e le popolazioni cominciarono a spostarsi sulle colline o montagne; questo fenomeno diventerà poi ancora più marcato nei secoli IX e X). E la rivincita fu davvero completa quando, tra il VI e la prima metà del VII secolo, la sede vescovile fu trasferita proprio a Monterano: la diocesi, comprendente le terre tra il Lago di Bracciano e i monti della Tolfa, mutò così il nome da diocesi di Forum Clodii in diocesi di Monterano. Il primo vescovo di cui si ha memoria è Reparato, menzionato nel 649.

Dal 590 circa Monterano fu incluso nel Ducato romano sotto amministrazione dell'Impero bizantino.

Negli anni intorno al 730 Monterano salì agli onori delle cronache per una rivolta che la portò ad autoproclamarsi indipendente (assieme ai castelli di Blera e Luni sul Mignone) dall’impero bizantino; Tiberio Petasio si autoproclamò imperatore degli abitanti dei rispettivi centri. Come si può immaginare, la rivolta fu presto sedata e Tiberio Petasio fu catturato nel castello di Monterano e poi decapitato.

L’evento oggi può sicuramente far sorridere ma è considerato dagli storici molto importante, in quanto offre indirettamente informazioni riguardo il processo di formazione del potere temporale dei papi. Il fatto è che, in effetti, la spedizione militare organizzata dai bizantini per ristabilire la legalità, che seguì all’usurpazione, vide agire l’esarca Eutichio affiancato da membri importanti della corte papale oltre che dall’esercito stanziato a Roma. (l’esarca in quel momento si trovava a Roma per discutere col papa Gregorio II per raggiungere una pacificazione tra papa e imperatore Leone III Isaurico, causati da malviste riforme fiscali e dall’iconoclastia).

Le informazioni su quest’ultimo fatto sono tratte dal Liber Pontificalis (libro ufficiale della Chiesa di biografie ed atti dei papi) ed il redattore di questa costruisce la frase in cui si narra della partenza in guerra dell'esarca con chierici ed esercito in maniera tale da farci quasi pensare che il papa abbia dato il permesso anche all'esercito romano di seguire l’esarca. Forse indurre il lettore a una interpretazione di questo genere poteva fare gioco alla propaganda e una certa cautela è d'obbligo. Tuttavia il passo testimonia un diretto coinvolgimento del pontefice nell'organizzazione militare volta al ristabilimento dell'ordine costituito nel territorio romano. Alti gradi della gerarchia ecclesiastica romana (i proceres ecclesiae) vi rivestono un qualche ruolo attivo, anche se non capiamo esattamente sotto quale profilo. Insomma, il fatto è importante perché ci da un aiuto, ci da una illuminazione ci da un evento che aiuta a chi (e soprattutto la da alla storiografia) che vuole indagare e seguire il processo che portò alla costituzione del potere temporale dei papi!

(ne parlo anche qui, nella sezione dedicata alla storia di Roma e della nobiltà romana).

Dal 752 Monterano entrò nel Patrimonio di San Pietro, primo nucleo dello Stato Pontificio. Proprio a questo secolo (l’VIII secolo) risalgono le prime opere murarie nel sito dove sarebbe sorto il Palazzo Ducale.

La diocesi di Monterano, che come abbiamo visto in precedenza si costituì tra V e VI secolo, è documentata fino al X secolo ed in seguito fu annessa a quella di Sutri.

Nell'XI secolo il feudo divenne proprietà dell'abbazia di San Paolo fuori le mura di Roma, che dotò il borgo di una torre a pianta rettangolare, primo nucleo di quello che divenne il successivo palazzo ducale, che la inglobò.  

Tra XIII e XIV secolo a questa torre si saldò un recinto di mura, andando probabilmente a creare il primo nucleo della vera e propria rocca. La torre originaria diventa di fatto, il mastio.

L'abitato divenne feudo degli Anguillara in data 1432 (clicca qui se vuoi approfondire la storia dei feudi nel Lazio).

Sisto IV la dette con titolo di contea a Mario Mellini, da cui la riacquistò per concederla al proprio nipote Bartolomeo Giuppo o Giubba, naturalizzato Della Rovere, il quale il 3 luglio 1487 rivendette Monterano (assieme a Cerveteri) a Franceschetto Cybo (di questo famigerato personaggio si parla più approfonditamente qui-clicca).

Nel 1492 Franceschetto Cybo vendette poi, per 40000 scudi, il feudo (ed anche altri, tra cui quello importante di Anguillara) agli Orsini, nella persona di Gentile Virginio Orsini, quest’ultimo già proprietario del Castello di Bracciano. Probabilmente il Cybo vendette perché temeva di non poter rimanere in possesso del feudo; la vendita provocò l’ira di papa Alessandro VI Borgia.  Gli Orsini potenziarono le cinte murarie del castello.

Al tempo degli Orsini Monterano era particolarmente rinomata per la peculiare produzione vinicola: si produceva il rinomato vino Alicante, servito anche sulla mensa papale! Era un vino caratteristico e unico perché i vitigni crescevano su un “terreno molto forte e tufato et é luogo calido, rispetto alle grandissime selve che lo circondano, et anco in molti luoghi il terreno dove si piantano le vigne per la sua calidità sente il zolfo…”, secondo quanto risulta da una lettera di Sante Lancerio, bottigliere di fiducia di Papa Paolo III (1534-1549) e grande esperto di vini.

Nell'ottobre del 1671 il feudo fu acquistato da papa Clemente X Altieri (1670-76) – insieme a quelli di Oriolo e Vejano - per farne dono ai nipoti acquisiti Angelo e Gaspare Paluzzi-Albertoni. Il papa non aveva, infatti, alcun erede di sesso maschile e stabilì che gli esponenti della famiglia dei Paluzzi Albertoni, più volte nel passato imparentatisi con gli Altieri, acquisissero il cognome della sua famiglia, assieme allo stemma e ai titoli nobiliari. Gaspare Paluzzi-Albertoni sposò Laura Caterina Altieri, unica nipote del Papa.

Gaspare Paluzzi Albertoni, divenuto ora Gaspare Altieri, fu quindi insignito, tra gli altri, del titolo di Duca di Monterano.

Dopo aver acquisito il possesso del feudo gli Altieri intrapresero lavori volti alla ristrutturazione dell’abitato, al suo abbellimento e al miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti: i lavori furono affidati a Gian Lorenzo Bernini e al suoi più importanti allievi e collaboratori, Carlo Fontana e Matthia De Rossi. Soprattutto, si intrapresero lavori sul castello che divenne un vero e proprio palazzo signorile, decorato con loggiato ed una splendida fontana scenografica.

Negli anni immediatamente successivi al 1671, oltre ai lavori di ristrutturazione dell’abitato summenzionati, si costruirono un importante acquedotto (che canalizzava l’acqua del fiume Mignone nei pressi del feudo di Oriolo e, sfruttando la naturale pendenza, la trasportava fino a Monterano) e la chiesa di San Bonaventura, con annesso convento. Monumenti oggi diventati iconici. Prima della realizzazione dell'acquedotto, l'approvvigionamento idrico del borgo di Monterano era garantito, oltre che dai corsi d'acqua, come il fiume Mignone, dalla presenza di numerose cisterne ricavate nel tufo.

A Gaspare Altieri seguì nel 1720 il figlio Emilio e alla morte di questi, nel 1721, suo fratello Girolamo Antonio Altieri fino al 1762, quando il titolo passò al primogenito Emilio Carlo Altieri.

Nel '700 Monterano era alquanto importante per via dello sfruttamento delle miniere di zolfo intorno all'abitato; il cuore della produzione era presso la solfatara a sud della collina, ove scorre il Fosso del Bicione, attorno al quale sono state individuate 4 gallerie estrattive (Grotta del Taglio, Grotta del Pozzo, Grottavecchia e Grotta del Fuoco).

Durante il XVIII secolo gli Altieri trascurarono il feudo di Monterano, sfruttato principalmente per l'estrazione dello zolfo dalle sottostanti miniere, favorendo un graduale spopolamento del borgo, causato comunque anche da epidemie e carestie, oltre che dalla malaria. Altro problema fondamentale era costituito dalla lontananza dal principali centri abitati (caratteristica che la zona mantiene ancora oggi e che la rende veramente suggestiva!).

Tradizionalmente si afferma che il borgo fu definitivamente abbandonato in seguito ad un saccheggio e incendio appiccato dalle truppe francesi nel 1799 – che avevano occupato lo Stato Pontificio dopo la Rivoluzione Francese – ma, come abbiamo visto, le cause profonde erano altre. Di sicuro, già da prima del saccheggio, gli abitanti avevano già iniziato a trasferirsi nei centri vicini e in particolare nell'adiacente sito di Canale, dove nel tempo si sviluppò l'attuale abitato di Canale Monterano.

La tragedia del 1799 nacque dopo una lite tra gli abitanti di Monterano e quelli di Tolfa circa un carico di grano e fu usata a pretesto dalle truppe francesi per attaccare e saccheggiare il paese. Questo saccheggio ed incendio di Monterano, comunque, si pongono in un più ampio quadro di sollevazioni popolari delle comunità rurali ostili al nuovo ordine instaurato dalle milizie rivoluzionarie francesi, che portò anche all'incendio e al saccheggio delle vicine Tolfa ed Allumiere nel marzo del 1799.

Approfondendo la questione ‘calata demografica’, sappiamo che, nel XIV-XV secolo, i registri relativi alla tassazione del sale documentano un discreto numero di abitanti per Monterano ed il suo territorio; alla fine del XVI secolo si contano 300 famiglie residenti (compresi i nascenti abitati di Canale e Montevirginio).

Nel 1656 sono 155 gli abitanti di Monterano, nel 1701 ma poi, in seguito agli interventi di riqualificazione della famiglia Altieri, salgono a 227.

Ma, dopo questo notevole impegno, il declino demografico riprende: i numeri tornarono a scendere, passando dai 159 abitanti degli inizi del ‘700 ai 79 del 1782, mentre nel 1804 sono registrate 55 persone; contestualmente cresce i numero degli abitanti di Canale e Montevirginio.

La produzione dello zolfo, utilizzato per la disinfestazione delle viti e in varie attività industriali, continuò anche dopo l'abbandono del borgo, ma si arrestò poco dopo l'unità d'Italia.

Dal 1966 Monterano è una sede vescovile titolare della Chiesa cattolica, con il doppio titolo di Monterano/Forum Clodii. Una campagna di restauri è stata promossa dal comune di Canale Monterano a partire dal 1995.

 

DUCHI DI MONTERANO DELLA FAMIGLIA ALTIERI

Gaspare Paluzzi Albertoni, divenuto contestualmente Gaspare Altieri (1671-1720)

Emilio Altieri (1720-1721)

Girolamo Antonio Altieri (1721-1762)

Emilio Carlo Altieri (1762-1801)