Via Tor de Conti

Incredibile via in cui si scende (o si sale) con una ripida pendenza, costeggiando un muro romano altissimo (ben 30 metri!), caratterizzato da un bugnato che cattura l'occhio. E' realizzato in peperino e "pietra gabina" (simile al tufo ma di colore grigio) ed era... a prova di fuoco! I materiali citati erano resistenti al fuoco e proteggevano il retrostante Foro di Augusto dagli incendi che spesso divampavano nella Suburra (che iniziava proprio qui).

A rendere tutto ancora più incredibile i sanpietrini, le viste improvvise sui Fori Imperiali, attraverso le arcate-aperture, la presenza magnifiche bifore squisitamente gotiche, un bel portone...che però non conduce a nulla! Perché dall'altra parte del muro la chiesa - che una volta c'era - adesso non c'è più! Peraltro, poco dopo c'è una curiosa edicola lignea con ante apribili che protegge un'immagine sacra!

Poco prima, addossato a questo muro grigio c'era un edifcio in laterizio con affascinanti finestre 'guelfe': l'edificio presenta un'affascinante bandiera. E' la Casa dei Cavalieri di Rodi!

Tutto ciò può esistere solo a Roma! Eppure, solo a Roma tutto ciò può passare tranquillamente inosservato... 

Dall'altro lato, invece, la città continua normalmente, come se niente fosse! Il fronte delle case seguono l'andamento della strada, che a sua volta segue quello del gigantesco muro. Anche questo è 'normale' in una città come Roma!

Il muro "anti-incendio" romano, alto 30 metri e il portale e le bifore...senza nulla dietro!


Guardando quel gigantesco muro in ‘bugnato rustico’ e quelle splendide finestre bifore gotiche si ha l’impressione di stare a Firenze e, invece, siamo a Roma! E quel muro è stato costruito dagli antichi romani! E allora cosa c’entrano quelle incredibili bifore gotiche? Beh, furono aggiunte dopo! Così come fu aggiunto in seguito anche quel bel portale…che oggi, però, non conduce a nessun edificio! C’è il vuoto dietro! Anche le bifore sono ‘orfane’ dell’edificio che, un tempo, sorgeva posteriormente!
In effetti, si fa presto a notare che dietro a quel muro incredibile (e a quelle bifore e al portale) c’è… il vuoto! C’è, ad un livello inferiore, nientemeno che l’area archeologica del Foro di Augusto! Ma com’è possibile tutto ciò?! Solo a Roma può esserci qualcosa del genere! Oltretutto, dobbiamo aggiungere che quel muro incredibile è anche una sorta di ‘muro ignifugo-antincendio’! Incredibile! No, ‘normalità’ a Roma!
Ma andiamo con ordine. Abbiamo poc’anzi citato il Foro di Augusto; ebbene, il grande muro fu costruito proprio per ordine di Augusto, nell’ambito della realizzazione del ‘suo’ foro, quello con il tempio di Marte Ultore, uno dei mitici Fori Imperiali. Ora, siccome il Foro fu costruito a ridosso della Suburra, il quartiere diciamo ‘meno bello’ e ‘meno chic’ di Roma e, soprattutto, quello dove più frequentemente si verificavano gli incendi, si pensò bene di ‘nasconderlo’ mediante questo incredibile muro, alto ben 30 metri! E, soprattutto, con il muro ci si assicurò una maggiore sicurezza contro gli incendi! Infatti, il muro è costruito in opera quadrata di peperino e pietra "gabina" (simile al tufo ma più scura) e questi materiali erano alquanto resistenti al fuoco.
Nel corso del Medioevo venne costruita una chiesa (con annesso monastero) sulle preesistenze del Tempio di Marte Ultore, all’interno del Foro di Augusto. La si costruì sul podio del tempio. Questa chiesa è menzionata per la prima volta nel 955 col nome di S. Basilio in scala mortuorum (perché aveva una scaletta che portava ad un cimitero sotterraneo!). La chiesa sfruttava il grande muro del Foro di Augusto come parete longitudinale.
A partire dal XIII secolo, nel convento si insediarono i cavalieri di San Giovanni, cioè quelli detti poi di Rodi e Malta. Essi, di fatto, si erano ‘allargati’, dato che avevano, nelle adiacenze, un palazzo (la splendida “Casa dei Cavalieri di Rodi). Essi, pertanto, inglobarono nelle loro proprietà anche la nostra chiesa col suo monastero. Nel 1466 tutto questo loro complesso fu oggetto di radicali restauri, quando il loro priore romano era il cardinale Marco Barbo, nipote di papa Paolo II. È nell’ambito di questi lavori che la nostra chiesa ricevette le splendide bifore! Esse recano sulla sommità il leone, simbolo araldico della famiglia Barbo.
Nel 1568 nel monastero si insediarono le monache domenicane a la chiesa venne ricostruita e si realizzò anche il bel portale. La nuova chiesa cambiò nome ed assunse quello della Santissima Annunziata.
La chiesa ed il monastero furono poi distrutti nel 1924 in seguito agli scavi archeologici per liberare il Foro di Augusto ma si decise – giustamente! – di lasciare il portone e le fineste, seppur murate. Così che, ancora oggi, possiamo ammirarle e ricordare la chiesa perduta!