Arco di Gallieno

Il cosiddetto Arco di Gallieno è un arco onorario, divenuto tale in seguito ad un restauro che trasformò l'antica Porta Esquilina. Più precisamente, è il frutto di un intervento fatto eseguire nel 262 d.C. dal prefetto Marco Aurelio Vittore, per celebrare l'imperatore Gallieno e sue moglie Cornelia Salonina.

In origine però si trattava della Porta Esquilina. Quest'ultima fu originariamente costruita nel VI sec a.C. e faceva parte delle primissima cinta muraria di Roma, la celebre cinta serviana. In questa sua veste iniziale era in blocchi di tufo.

La porta venne poi ricostruita completamente per volere di Augusto, ma questa volta in travertino.

Essa era originariamente a tre fornici con i due archi laterali di minori dimensioni. Essi furono purtroppo demoliti nel 1477 durante la ricostruzione della chiesa dei Ss.Vito e Modesto (è la chiesa che sorge addossata al lato sinistro dell'arco).

La porta augustea era corredata anche di una iscrizione sull'attico del fornice centrale, che è ancora visibile anche se, purtroppo, non più leggibile. 

Come predetto, la porta venne poi restaurata nel 262 d.C. dal prefetto Marco Aurelio Vittore e trasformata di fatto in un arco onorario celebrante l'imperatore Gallieno e sua moglie Cornelia Salonina.

L'iscrizione, infatti, recita: «GALLIENO CLEMENTISSIMO PRINCIPI CVIVS INVICTA VIRTVS SOLA PIETATE SVPERATA EST ET SALONINAE SANCTISSIMAE AVG / AVRELIVS VICTOR V(ir) E(gregius) DICATISSIMVS NVMINI MAIESTATIQVE EORVM»

«A Gallieno, clementissimo principe, il valore invitto del quale fu superato solo dalla sua religiosità, e a Salonina, virtuosissima Augusta / Aurelio Vittore, uomo egregio, devotissimo agli dei e alle loro maestà».

L'arco è inquadrato da due pilastri corinzi angolari sorreggenti l'attico ed è in blocchi di travertino e marmo.

Probabilmente l'imperatore Gallieno doveva passare spesso sotto la Porta Esquilina per raggiungere la sua villa di famiglia, gli Horti Liciniani.

La porta/arco onorario era posta alla fine dell'antico clivus Suburanus. che, all'altra sua estremità, iniziava dalla Subura, alle spalle del Foro di Nerva, e saliva all’Esquilino attraverso un percorso che ricalca all’incirca le attuali via della Madonna dei Monti, via in Selci, via di San Martino, via di San Vito.

Fuori dalla porta, invece, iniziava il tratto iniziale comune delle via Praenestina e Labicana. A quel tempo tutto quel territorio era costellato da magnifici Horti, ossia dalle ville suburbane che originariamente appartennero a privati ma che poi diventarono tutte di proprietà imperiale.

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