Illuminazione nell'antica Roma

Gli antichi romani avevano varie opzioni per illuminare.

LAMPADE AD OLIO: erano le luci più diffuse. Erano generalmente in terracotta - ma se ne conservano anche moltissime in bronzo ed addirittura d'oro (soprattutto per i templi) - ed erano dotate di stoppino in fibra vegetale. Questo veniva collocato all'interno della lampada, che aveva generalmente forma oblunga e schiacciata. Sul lato posteriore c'era il manico per trasportarla; sul lato anteriore c'era, invece, il beccuccio, detto rostrum, myxa. Da lì splendeva la fiaccola. Erano alimentate ad olio (olio d'oliva) e, per rifornirle, era presente un foro sulla parte superiore della lucerna. Con esso si poteva anche regolare l'intensità dell'illuminazione.

Avevano generalmente un solo beccuccio per la fiamma ma esistevano anche quelle a due o tre ed anche più.

Erano molto pericolose: cadendo, potevano generare rapidamente incendi pericolosissimi, dato che, oltre al fuoco, cadeva in terra l'olio!

E potevano anche spegnersi accidentalmente, in caso di vento. Per ovviare a questo problema le lucerne venivano talvolta messe all'interno di lanterne. Dato che il vetro era costosissimo e poco diffuso, queste lanterne erano generalmente dotate di lastre trasparenti di corno, di vescica.

Le lucerne produevano una luce tremonlante e molto intima. Dovevano sicuramente trasmettere emozioni ai romani.

 

CANDELE: erano costituite di uno stoppino in fibra naturale o di pianta palustre che erano avvolte da uno strato di sego o di cera. 

Erano chiamate cerei. Quelle che avevano forma funiforme erano dette funalia o funales cerei.

Le candele potevano essere collocate su candelabri (lignei o marmorei), che potevano essere anche molto grandi ed alti. Nei Musei Vaticani si ammirano molti di essi nella celebre Galleria dei Camdelabri.

 

FIACCOLE: impregnate di pece, garantivano una grande illuminazione.