Palazzo Barberini

Palazzo Barberini è uno dei palazzi più grandiosi di Roma nonché uno dei Musei più importanti della Città Eterna.

Trionfo del la Divina Provvidenza  decora la volta del Salone di Palazzo Barberini.

Realizzato tra il 1632 e il 1639, l'affresco rappresenta simbolicamente la Divina Provvidenza che, al centro di una complessa e movimentata allegoria, fa incoronare dall'Eternità lo stemma gentilizio della famiglia Barberini.

Questo, caratterizzato da tre api dorate entro una ghirlanda d'alloro - simbolo di concordia e operosità nella gloria - è sorretto dalle Virtù teologali, a loro volta inserite in un fantasioso affollarsi di figure simboliche, studiate e disposte secondo il progetto iconografico ideato dal letterato pistoiese Francesco Bracciolini (1566-1645). In tal modo i Barberini, famiglia alla quale apparteneva anche l'allora papa Urbano VIII, intendevano esaltare al massimo il prestigio e la potenza del proprio casato.

Sulle orme degli esempi del Correggio e di Annibale Carracci, il Berrettini riesce a creare l'illusione di una straordinaria profondità prospettica, gettando le basi per quello che sarà uno dei temi decorativi fondamentali della pittura murale sei e settecentesca. L'artista, infatti, proietta liberamente la propria fantasiosa visione sullo sfondo chiaro del cielo, come se si trattasse di una scenografia teatrale, nel cui spazio realtà e finzione si inseguono e si confondono di continuo, creando di volta in volta stupore, incredulità e meraviglia.

La novità della realizzazione è tale che la consistenza materiale del soffitto pare dissolversi e, conseguentemente, «le figure per entro le sue chiarezze rassembrano vive», come scrive un testimone del tempo, «e che passeggino' l'aria volando, o portate da spiriti invisibili»>, sullo sfondo fantastico «.

Tali effetti, del resto, oltre che con le rigorose regole prospettiche tendenti a esaltare l'impressione dello scorcio dal sotto in su, sono spesso ottenuti anche grazie all'utilizzo di nuove tecniche pittoriche. La sensazione della luminosità diffusa, ad esempio, viene suggerita attraverso l'uso di pennellate frammentarie e quasi puntiformi che, se osservate dal basso, conferiscono una leggerezza particolare alla materia cromatica, rendendola aerea e quasi trasparente.

Tipico di Berrettini è l'esuberanza di tocco unità ad una forte tensione drammatica.

Entro massicce quadrature, con motivi scultorei che rimandano alla volta di Pa lazzo Farnese, si sviluppa un'articolata allegoria dei Barberini, nelle figure sul fondo della volta che reggono un grande lauro che glorifica il casato, rappresenta
to dalle api riprese dallo stemma della fa miglia. Intorno al lauro si trovano le per sonificazioni delle Virtù della Fede, della Speranza e della Carità; alla sommità la Religione che sostiene due chiavi, sim bolo dell'autorità papale, e subito sopra la figura di Roma che sostiene la ti papale di Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini. Tutta una serie di figure alle goriche sconfinano dalla quadratura ar chitettonica dando allo spazio un effetto avvolgente e percettivamente trascinante per lo spettatore; gli arditi scorci con cu vengono trattate le possenti figure contri buiscono ad accrescere l'illusione di apertura, secondo un procedimento già adottato da Veronese.
In quest'opera il grande coinvolgimen to scenico e l'impostazione luminosa de sunta dai Veneti segnano un nuovo orientamento rispetto al Classicismo im perante sulla scena romana, proposto dagli epigoni di Annibale Carracci, primi fra tutti Reni e Guercino.