I parchi di Roma

I parchi di Roma sono una meraviglia! Un'attrazione imperdibile, un'esperienza da vivere, un'emozione da non perdere! 

La visita ai suoi parchi è altrettanto normativa quanto quella ai musei ed alle chiese ed ai ristoranti! Del resto, spesso in essi sono presenti anche musei e palazzi nobiliari.

Forse non lo sapete ma Roma è una delle città più verdi del mondo, tra le primissime posizioni soprattutto tra le capitali. L’Urbe è il comune con più ettari di verde d’Europa.

In effetti, il verde di Roma sembra avere davvero le stesse identiche capacità di emozionare e rapire il visitatore che possiedono le opere architettoniche ed artistiche! E infatti ciò che rende Roma davvero magnifica è, spesso, proprio il binomio mozzafiato che si instaura tra natura e architettura: si pensi solo alle magnifiche rovine del Palatino immerse nella natura dei pini e dei cipressi! Per non parlare della Via Appia Antica, del Parco della Via Latina, di Villa Borghese e potrei andare avanti all'infinito! A proposito, sapevate che Roma è la capitale europea con più estensione di verde? Eh sì! Ben il 68% della superficie comunale - tra ville storiche, parchi, aree agricole, ecc... - è occupata da verde: E' qualcosa di straordinario, si tratta, in effetti, di un dato incredibile, in effetti! E pensare che molti potrebbero rimanere sorpresi da questo dato: eppure, a prendere in mano una cartina della città si ha subito un riscontro eloquente a quanto detto: c'è da rimanere impressionati a vedere così tanti parchi, così tante aree protette: la città, anche sulle mappe, è letteralmente colorata di verde! Uno spettacolo anche solo a leggere la cartina, figuriamoci a vederla dal vivo!

Ma non crediate che per cotanta magnificenza ci sia da attribuire grande merito solo alla lungimiranza degli amministratori comunali di Roma, anzi! Spesso queste aree verdi (quelle periferiche, soprattutto) sono il frutto di un "salvataggio tardivo" di aree verdi di pregio da parte di un'amministrazione comunale che, soprattutto negli anni del boom economico,  ha spesso lasciato che venissero cementificate dai cosiddetti "palazzinari". Per quanto riguarda le ville storiche, invece, in effetti, il Comune e lo Stato hanno attuato intelligenti politiche di acquisizione e di valorizzazione pubblica delle stesse. Insomma, si può dire che i parchi di Roma riflettano bene le vicende della città nel Secondo Dopoguerra: sempre in bilico tra croce e delizia.

Purtroppo i parchi non godono spesso di una manutenzione adeguata (il bilancio comunale di Roma prevede da tempo immemorabile assai poche risorse per il verde cittadino) eppure restano pur sempre qualcosa di straordinario, delle vere e proprie oasi di tranquillità e bellezza. In alcuni casi poi, soprattutto per quanto riguarda le riserve naturali del suburbio, è proprio la trascuratezza a conferire alla natura un fascino davvero notevole! 

 

    Roma è una delle città più verdi del mondo, soprattutto tra le capitali. L’Urbe è il comune con più ettari di verde d’Europa. Oltretutto, è anche il più grande comune agricolo d'Europa con i suoi 50 mila ettari coltivati.

    Non lasciatevi ingannare dalle varie classifiche che troverete su internet: si basano su parametri sia pure illuminati ma che sono pur sempre arbitrari o comunque soggettivi. Se si guardano i dati di fatto, Roma è la città più verde, punto e basta! Ed, in fondo, basta prendere una mappa della città e paragonarla con le altre più blasonate per rendersene subito conto!

    E che verde: si tratta del meraviglioso ed in tutto il mondo celebrato ‘verde mediterraneo’, con qualche sana ‘immissione’ di piante esotiche che ormai sono diventate autoctone e tipiche di Roma! E tutto ciò spesso si trova nel contesto di ville o tenute un tempo appartenenti a famiglie nobiliari raffinate, dove si sposano magnificamente con le raffinate ed irripetibili architetture.

    Tirando le somme, tra le ville storiche e i giardini comuni, il giardino botanico, il verde del Palatino e del Foro Romano, la tenuta presidenziale di Castel Porziano le aree agricole e gli alvei del Tevere e dell’Aniene, le diciotto tra Parchi e Riserve Naturali, Roma possiede 88.000 ettari di verde protetto, pari al 67% della superficie comunale!

    Come detto, Roma è anche il più grande comune agricolo d'Europa con i suoi 50 mila ettari coltivati. La stessa Amministrazione capitolina gestisce in modo diretto due aziende agricole: la Tenuta del Cavaliere e quella di Castel di Guido per un totale di 2.300 ettari.

    Sembra incredibile e gli stessi romani, in effetti, spesso se ne stupiscono: forse perché tendiamo a ricordare sempre e solo gli scempi edilizi e la speculazione edilizia, avvenuti soprattutto in passato (anni 50, 60 e 70 soprattutto). Probabilmente è per questo motivo che non ci rendiamo conto di quanto, in realtà, la città sia rimasta molto verde! E poi, forse, siamo abituati sin da bambini da così tanta bella natura che poi non ci rendiamo nemmeno bene conto di quanto siamo ben messi.

    Spesso, coi turisti mi piace scherzarci su, dicendo che se Roma è così verde non è veramente merito dei romani: semplicemente, mentre la città del Novecento si ingrandiva, ha dovuto inglobare le varie ampie aree verdi che appartenevano alle rinascimentali e barocche ville suburbane che, un tempo, si trovavano appena fuori la città. Poi concludo dicendo che “fosse stato per i romani del Novecento, difficilmente si sarebbe concepito di dedicare così ampie zone al verde”! Battute, ovviamente; ma tutti sappiamo che in esse c’è molto di vero!

    Eppure, nel contempo bisogna anche riconoscere che i nostri governanti del passato recente non hanno fatto solo errori ma sono stati talvolta anche bravi e lungimiranti! (e ve lo dice uno che, generalmente, è molto ma molto critico riguardo le istituzioni italiane e romane del Novecento!) E la prova è proprio tutto questo meraviglioso verde che ancora è godibile a Roma! Comunque, c’è solo da rallegrarsi se questo verde meraviglioso è arrivato fino a noi! Certo, è merito anche e soprattutto delle associazioni ambientaliste, dei comitati di quartiere che, soprattutto negli anni Ottanta del Novecento, hanno lottato e fatto pressioni e “marcato ad uomo” le istituzioni! Le associazioni, le mobilitazioni e le battaglie ambientaliste arrivarono anche e soprattutto dopo le inchieste giornalistiche come quelle firmate da Antonio Cederna sul saccheggio dell’Appia Antica. Oggi c’è ancora molto da fare ma comunque abbiamo la possibilità di goderci veramente tanto ma tanto verde!

    Abbiamo poc’anzi accennato il discorso sulle famose e splendide ville romane suburbane del passato. Le ville suburbane che hanno reso Roma famosissima e leggendaria sin dal Cinquecento e poi soprattutto nell’Ottocento, ai tempi del Grand Tour (erano parte dell’itinerario di ogni gentiluomo d’Europa che si rispettasse, al pari delle grandi rovine romane e delle chiese), erano di dimensioni molto variabili, potevano avere giardini non amplissimi così come di estesissimi; e potevano essere anche vere e proprie tenute di campagna o aree selvagge usate come zone dedicate alla caccia. Spesso in questi giardini o tenute si impiantavano piante molto ricercate ed importate da altri continenti. Per non parlare poi dei ‘giardini segreti’, in cui si coltivavano fiori e piante considerate di extralusso oltre che taumaturgiche. Le più imponenti erano spesso di proprietà di famiglie nobili che hanno avuto tra i propri membri papi e cardinali. Forse non lo sapete ma la tradizione di possedere una villa suburbana esisteva già nell’antichità e, probabilmente, avrete sentito parlare della magnifica villa di Sallustio sul Pincio, di quella dei Quintili sull’Appia Antica, di quella dei Sette Bassi sulla Tuscolana, solo per citarne qualcuna.

    L’eredità di queste ville è, insomma, un verde prestigioso, spesso impreziosito da edifici magnifici progettati da architetti celebri. Ma non bisogna mai dimenticare un altro prezioso e raro tesoro, che sono le piante: nei territori dei parchi e riserve naturali di Roma è attestata la presenza di oltre 1000 specie vegetali. E poi c’è un altro grande patrimonio: la fauna! Sembra incredibile e noi uomini inurbati non riusciamo spesso a concepirlo: ma accanto a noi vivono, anche in città (e ci mancherebbe!), moltissimi animali! Nel caso di Roma ci sono ben 5000 specie di insetti e altre 150 specie fra mammiferi, uccelli, anfibi e rettili. Anche se, come detto, spesso non ce ne rendiamo conto, possiamo ora comprendere che si è venuta a stabilire una tutto sommato buona convivenza tra “noi e loro”! Questa incredibile varietà di fauna in un’area così fortemente antropizzata dall’uomo, è un altro segno evidente che le istituzioni non hanno lavorato poi così male e che il territorio romano è ancora in grado di sostenere comunità ecologiche ricche e ben diversificate.

     

    È incredibile e magnifico pensare a quanto siano diversificate le “aree verdi” del territorio di Roma, e con esse la loro fauna: ad esempio abbiamo:

    vacche e pecore al pascolo e i contadini al lavoro nelle distese agricole di Castel di Guido e di Decima-Malafede così come nelle più raccolte dell’Insugherata, la Valle dei Casali.

    I birdwatcher e gli amanti dei volatili hanno il loro Walhalla nelle zone umide del Litorale Romano, pieno di zone protette (Macchiagrande, Vasche di Maccarese, Riserva Naturale Statale del Litorale Romano).

    Nelle Secche di Tor Paterno ci si può immergere in cerca di pesci rari e posidonie.

    I parchi cittadini e le ville sono ordinati e puliti (ultimamente sono tenuti abbastanza bene), le aree verdi oltre il Raccordo Anulare, invece, sono spesso sorprendentemente integre e selvagge e ‘naturali’.

    Le associazioni ambientaliste hanno in gestione piccole aree accanto al Tevere e segmenti di aree protette più estese come l’Oasi WWF di Macchiagrande, l’Oasi LIPU di Castel di Guido e il Centro Habitat Mediterraneo nella Riserva del Litorale Romano.

     

    Le colline di Roma – i sette colli e gli altri – sono formate da rocce vulcaniche, soprattutto pozzolana e tufi, eruttate dal Vulcano Laziale (gli odierni Castelli Romani) e dal Vulcano Sabatino (i laghi di Bracciano e Martignano). Ai piedi di queste rocce, in varie zone, compaiono sabbie di origine marina molto più antiche.

    Il calcare appare nella Campagna Romana man mano che ci si sposta verso Tivoli e l’Appennino. Sono interamente calcaree le montagne (Terminillo, Lucretili, Monte Velino, Simbruini) che chiudono l’orizzonte di Roma.

    Il Tevere ed il suo affluente principale, l’Aniene si sono aperti il corso tra i colli e i detriti trasportati dai fiumi hanno formato la pianura alluvionale, acquitrinosa fino alle bonifiche di fine Ottocento.

    La varietà di esposizioni e di suoli e la presenza di vaste zone protette rendono molto varie la flora e la fauna di Roma.

    Nella Campagna Romana il paesaggio alterna zone coltivate, pascoli, zone piantate dall’uomo con pini, cipressi, ed eucalipti a boschi di quercia da sughero (che in passato era un’importante risorsa economica), a leccete e a cerri secolari isolati. Nelle zone asciutte prevalgono la roverella e l’acero campestre. Nelle valli compaiono farnia, olmo e corniolo. Accanto al Tevere e all’Aniene crescono salice bianco, pioppo nero ed equiseto. La macchia mediterranea si colora a primavera con il giallo delle ginestre. Ci sono anche le orchidee selvatiche.

    Moltissimi ancora gli animali: sono state censite circa 1200 specie vegetali (su 5599 dell’intera flora italiana), circa 5000 di insetti e 152 tra mammiferi, uccelli, anfibi e rettili.

    Nel solo Parco dell’Appia Antica vivono 15 specie di mammiferi e 51 di uccelli.

    La Riserva Naturale del Litorale Romano sono presenti folaghe, anatre, cormorani, aironi, uccelli rari come il gruccione, l’airone bianco maggiore, il falco della regina, l’aquila minore, la tartaruga Testudo hermanni e la testuggine palustre Emys orbicularis.

    Tra i mammiferi, la martora e la volpe, lo scoiattolo, il riccio, il tasso, l’istrice, il capriolo, la lepre italica e il pipistrello nano.

    Tra gli uccelli l’airone cinerino, la gallinella d’acqua, l’usignolo di fiume, il rondone, il picchio verde e il picchio rosso maggiore.

    Nelle torri medievali e nelle zone archeologiche costruiscono i loro nidi il gheppio, il falco pellegrino e il barbagianni.

    Nelle zone coltivate sono presenti la passera d’Italia, il piccione di città, e la rondine.

    Sulle zone suburbane cacciano la civetta, l’allocco, il nibbio bruno e la poiana.

    Sulle rive del Tevere e dell’Aniene sostano il Martin Pescatore, il cormorano, il gabbiano reale e il balestruccio.

    Tra gli anfibi la rana verde, il rospo comune, il tritone crestato; tra i rettili il biacco, il saettone, la natrice dal collare, lucertola muraiola e il geco dal collare.

    Nei corsi d’acqua vivono il barbo, il cavedano, la rovella, lo spinarello e il gambero di fiume.

    L’area marina protetta delle Secche di Tor Paterno, al largo di Ostia, Castel Porziano e Torvajanica, ospita praterie di Posidonia, alcionari, gorgonie, cernie, murene, saraghi e l’aquila di mare, parente degli squali e delle mante. In alcune stagioni si possono avvistare i delfini.

    Da non dimenticare la Riserva Naturale di Stato del Litorale Romano, che interessa 15.821 ettari nei comuni di Roma e Fiumicino ed è affiancata dai 5.892 ettari della Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, interamente nel comune di Roma.

    La Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, interamente nel comune di Roma è importantissima: la sua ricchissima vegetazione perpetua la Selva Laurentina, che anticamente si estendeva su tutto il litorale e che era già considerata primordiale al tempo delle Roma antica. I romani la consideravano, infatti, la dimora di Pico, Fauno, di re Latino ed il mito vi faceva abitare divinità e ninfe.

    La Silva Laurentina si estendeva in origine dalla odierna Tor San Lorenzo fino al Circeo.

    La selva è doppiamente eccezionale: mantiene, infatti, intatto il suo paesaggio ecologico originario: ogni odierno cespuglio di lentischio, di olivastro, ogni albero, di rovere, di farnia, cerro, sughero, leccio, frassino, ogni bacca o fiore, di mirto, ginepro, corbezzolo è un monumento archeologico, uno squarcio vivo ed una polaroid, un’istantanea del Lazio preistorico, del Lazio mitico di Enea, Turno, re Latino! Ci consente di avere una visione di ciò che, altrimenti, potremmo solo immaginare nel leggere molti passi virgiliani! C’è veramente da ringraziare il cielo che questa area sia stata recintata e protetta in quanto riserva di caccia del re e poi tenuta del Presidente della Repubblica perché ovviamente una zona tanto bella ed ambita, soprattutto per via della sua ubicazione a due passi dal mare sarebbe sicuramente soccombuta per l’edilizia marina e non! Insomma, non è avvenuto ciò che è avvenuto sull’Appia Antica!

    Qui, esattamente come nell'Appia Antica, ci sono oggi molti pini. Ma essi sono stati piantati soprattutto dopo il Settecento e, dunque, pur essendo oggi molto caratterizzanti la zona, in origine non c'erano! O comunque erano pochi: dominavano, come detto, soprattutto la quercia, il leccio ed il sughero.