TORRI DI ROMA

Tra le moltissime “meraviglie” di Roma vanno inserite senz’altro le torri e le residenze fortificate medievali. Oggi associamo all’idea di Roma soprattutto cupole e antichità romane ma, nel Medioevo, chiunque avrebbe citato soprattutto le torri! Del resto, le cupole vennero costruite solo a partire dal Rinascimento.

In effetti, nel Basso Medioevo Roma arrivò ad avere ben 300 torri contemporaneamente. L’aspetto dell’Urbe era dunque del tutto simile ad altre città turrite medievali italiane, quali ad esempio San Gimignano e Bologna. Ma, oltre alle torri, la Città Eterna possedeva anche moltissimi campanili (delle chiese) e le innumerevoli torri delle Mura Aureliane: tutto ciò contribuiva a dare alla città un aspetto incredibilmente turrito, con molto sviluppo in (assolutamente) verticale.

Oltretutto, come tutte le città medievali, Roma era piccola, di modesta estensione. Dobbiamo assolutamente cancellare dalla nostra mente la grande città che vediamo oggi e che divenne tale solo con l’Unità d’Italia. Infatti, nel Medioevo e fino al 1870, l’Urbe era molto più piccola del perimetro tardoantico cittadino costituito dalle Mura Aureliane – meno della metà – e dunque l’aspetto turrito risaltava davvero moltissimo!

In effetti, nelle guide medievali ad uso dei pellegrini, Roma veniva definita "ferrigna e turrita". In una di queste, il "De Mirabilibus Urbis Romae", l’autore Magister Gregorius di Oxford (che visitò Roma alla metà del XII secolo), afferma che le torri erano così numerose da sembrare spighe di grano: «Si deve ammirare con straordinario entusiasmo il panorama di tutta la città, in cui sono così numerose le torri da sembrare spighe di grano».

Ma anche nel suburbio sorgevano molte torri. Secondo lo storico Gregorovius, considerando anche quelle si arrivava ad un totale di circa 900: ed erano 300 torri nobiliari, 300 appartenenti alle chiese ed altrettante nelle mura cittadine.

Attenzione però perché per “suburbio” dobbiamo intendere non solo il territorio che oggi consideriamo tale e/o quello in cui la città venne edificata nel Novecento. Come detto, nel Medioevo anche molto territorio all’interno delle mura era ‘suburbio’, senza costruzioni; e così, ovviamente, anche i territori al di là delle Mura Aureliane.

(E, dunque, molte torri che oggi sono circondate da edifici e dunque ‘urbane’, erano magari ai tempi ubicate in un contesto ‘suburbano’. Dunque, forse esse andrebbero suddivise in mura entro le Mura Aureliane e fuori da esse.)

Le torri fuori le mura sono ancora oggi moltissime e spesso danno anche il nome ad un quartiere oppure ad una borgata (si pensi a Tor Bella Monaca, Tor Marancia, ecc.). Si usavano per vigilare e controllare i movimenti lungo le vie, per proteggere i terreni coltivati oppure quelli usati per le greggi, la pastorizia, appartenenti a famiglie nobili, a monasteri, a basiliche romane oppure direttamente al papato. Le torri si utilizzavano anche per comunicare: tramite segnali di fuoco, di fumo o con le luci riflesse da specchi era possibile mandare segnali convenzionali di pericolo e/o comunicazione.

Ma noi qui ci occuperemo soprattutto delle torri cittadine che, oltre alle funzioni sopraddette (cioè quelle delle torri suburbane), ne avevano anche altre, che presto illustreremo. Di queste torri cittadine ne sono sopravvissute una cinquantina. Infatti, nonostante i secoli passati, gli inevitabili danneggiamenti da entropia, patiti nei secoli di incuria e le deliberate distruzioni, ancora oggi Roma possiede moltissime di queste torri.

Moltissime, però, sono scomparse. Infatti, già nel Medioevo molte torri furono distrutte oppure troncate. E poi, in epoche successive, quando le torri avevano perso la loro funzione, molte furono rimaneggiate ma più spesso abbattute e/o inglobate all’interno di altri edifici (questo fenomeno si verificò soprattutto nel Quattrocento e nel Cinquecento).

In ogni caso, oggi le torri appaiono in maniera alquanto diversa dal loro aspetto originario e soprattutto fuori contesto dato che, oltre ai molti rimaneggiamenti, spesso sono perduti gli edifici che generalmente li circondavano e/o gli erano annessi. Quasi sempre, infatti, la torre era la parte preminente/principale di tutto un complesso fortificato più ampio annesso e spesso anche di un insediamento umano. Dunque, la torre era generalmente solo una parte di un complesso che era cinto da mura con torri e potevano essere presenti abitazioni ed una serie di strutture di supporto, come chiese e cappelle, forni, magazzini, scuderie, pozzi, cisterne: tutto ciò garantiva l'autonomia in caso di assedio. In giro per la città c’erano vere e proprie cittadelle fortificate.

È spesso difficile capire se la torre esistente oggi avesse effettivamente intorno un complesso più grande intorno. Molti di questi complessi fortificati sono totalmente scomparsi ed è pertanto difficile immaginarseli.

Anche i monasteri erano spesso fortificati e potevano talvolta apparire quasi come castelli Non bisogna dimenticare che nel Medioevo i monasteri potevano essere anche assai ricchi ed erano sorte di mini-stati a sé.

Si cominciò a costruire torri ed edifici fortificati nell'XI e si continuò (a realizzarli) fino al XV secolo. E, come già detto, in questo periodo le torri saranno l’elemento maggiormente caratterizzante la città di Roma. Erano già moltissime nel XII secolo e ci fu poi il boom soprattutto nella prima metà del XIII. Le torri, le case-torri, le residenze fortificate divennero il più diffuso modello di abitazione delle famiglie nobili.

Ma perché si costruirono le torri? Perché erano un simbolo di preminenza e potenza e perché erano fondamentali per difendersi dalle scorrerie delle famiglie rivali. Per tutelarsi in caso di tumulti improvvisi e anche e soprattutto per controllare e difendere il proprio territorio/‘mini-quartiere’ di riferimento, dove la popolazione residente poteva considerarsi una sorta di ‘grande consorteria-clientela’. Ma le torri erano anche e soprattutto uno status-symbol!

Le torri sono talmente caratterizzanti Roma da ritrovarle puntualmente in tutte le vedute ed i dipinti della città nelle quali sono sempre assolute protagoniste emergendo immancabilmente imperiose ed impressionanti. A tal proposito bisogna comunque precisare come in queste vedute spesso le chiese e i palazzi siano messe in risalto come se sorgessero isolati mentre, come abbiamo già accennato, in realtà gli insediamenti, e le dimore ed anche le chiese erano serrate da ogni lato dalle case.

Dunque, per avere una visione più fedele e precisa dobbiamo osservare soprattutto dipinti e vedute rinascimentali. Ad esempio, la veduta dipinta da Masolino nel primo Quattrocento (1435 circa) nel Battistero della Collegiata di Castiglione Olona e quelle del disegnatore dell'Escurialensis (Domenico Ghirlandaio e/o artisti della sua cerchia, 1500 circa) e di Marten van Heemskerck (1530 circa).

Come detto, anche i campanili contribuivano all’effetto. Stiamo parlando dei tipici campanili romanico-laziali che caratterizzano ancora Roma: quelli costruiti in laterizi con decorazioni in maiolica colorata. Talvolta erano campanili di modeste dimensioni (S. Benedetto in Piscinula, S. Rufina), altre volte erano torri campanarie imponenti, di notevole elevazione e larghezza (Ss. Giovanni e Paolo, di S. Maria Nova, di S. Crisogono, di S. Maria in Trastevere o di S. Maria in Cosmedin).

E bisogna poi aggiungere che Roma aveva anche le rovine degli edifici antichi. E questi contribuivano enormemente a formare quell’incredibile effetto complessivo, con quello skyline assolutamente unico, di incredibile impatto. Unico al mondo data questa commissione di torri e rovine imponenti che nessuno al mondo poteva più costruire.

Approfondimento sullo 'spirito' - il concept - delle torri

Anziché il risultato dell’organizzazione di una comunità compatta e coesa, che si difende da nemici esterni, le torri erano invece il simbolo della discordia che regnava in città. Risultato della mancanza di un potere centrale solido e potente, della sfiducia verso di essa, anche perché minato alle basi…dai nobili stessi!

Le famiglie nobiliari, per rivendicare la propria supremazia nell'Urbe, per esibire, mantenere e rafforzare il loro potere, eressero torri e residenze fortificate. Le costruirono nei punti importanti e strategici della città o comunque in siti simbolici. Spesso venivano realizzati in posizioni dominanti, in siti elevati, comunque costruendo degli edifici di grande altezza da dove fosse possibile controllare il territorio urbano o quello di riferimento. E in punti strategici della città: zone elevate, crocevia importanti, punti di passaggio, snodi importanti. Ed anche ai confini delle ‘zone di influenza’ e nei veri e propri confini di proprietà oggetto di disputa tra le famiglie nobili.

Generalmente, la maggiore altezza della torre corrispondeva alla maggiore importanza. L’altezza della torre era direttamente proporzionale all’importanza della famiglia. E, ovviamente, era maggiormente utile per sorvegliare le mosse degli altri. Il fattore visivo e ‘grandezza’ era, oggi come ieri, importante e inconsciamente e consciamente di impatto e doveva impressionare. In effetti, dominare in altezza il paesaggio che ci circonda è sempre stato un segno di potere: chi rimane in basso si sente più piccolo, di minore importanza; è un segnale al resto della popolazione!

Dalla torre si poteva comunicare e convocare le persone: da lì sopra la voce ed i suoni non incontrano ostacoli e si propagano maggiormente. Si poteva dunque comunicare a grande distanza, si poteva avvertire di un pericolo o semplicemente comunicare: e ciò, oltre che con la voce, soprattutto con segnali di fuoco, di fumo, con luci riflesse magari da specchi. E le torri verranno utilizzate anche e soprattutto per questo! Soprattutto quelle del suburbio!

In seguito alla vittoria in uno scontro, le torri degli avversari venivano spesso demolite oppure venivano scapitozzate, e dunque abbassate, danneggiate. Anche questo era ovviamente un segnale per il resto della popolazione: era un modo per dire che gli avversari erano stati ‘mutilati’, moncati e con ciò anche il loro potere, il loro appeal, la loro forza! Anche il popolo poteva abbatterle o scapitozzarle, per mostrare ai nobili la loro supremazia anche se magari solo momentanea.

Le torri erano concentrate soprattutto nel Rione Monti e verso il fiume, dove viveva la maggior parte della popolazione e ciò anche perché gli acquedotti, dopo la caduta dell'impero romano, erano stati tagliati ed erano in rovina; ben pochi funzionavano ancora e, comunque, a regime molto ridotto.

Dell resto, l'acqua garantiva sicurezza difensiva aggiuntiva per gli insediamenti fortificati ed era importante anche per il funzionamento dei mulini. Per questo motivo le torri vengono spesso costruite anche per guadare o comunque controllare in un determinato sito il Tevere, in snodi importanti della città.

Come è facile capire, la maggior parte delle torri e delle residenze fortificate furono costruite in più fasi successive. Dunque, anche migliorati progressivamente.

Soprattutto nella fase iniziale, i ruderi delle costruzioni della Roma antica offrirono moltissimo materiale – di eccellente qualità e a km zero – da riutilizzare: per questo motivo le torri ed i fortilizi si insedieranno anche e soprattutto fra i ruderi dell’antica Roma, considerandosene spesso quasi come un’estensione. Quegli stessi ruderi erano ovviamente strutture solidissime a cui appoggiarsi e garantivano le fondamenta migliori possibili per le torri, oltre che un’imponenza decuplicata! Si trattava, in effetti, del non plus ultra dell’architettura hi-tec di tutti i tempi: l’architettura romana è da sempre notoriamente quella più solida e resistente! Costruite sopra quei monumenti, le torri diventavano molto più imponenti, mettendo ancor più soggezione all’osservatore, facendole sembrare praticamente indistruttibili. E, come detto, implicitamente si voleva mostrare di essere i successori, gli eredi degli antichi dominatori romani! Ciò è un classico della mentalità politico-psicologica-simbolica del Medioevo! –– e dunque, senza nemmeno bisogno di pensarci, erano di per sé una garanzia! Ma, siccome si trattava pur sempre di ruderi, spesso veniva a crearsi un aspetto da day after, non troppo dissimile dai film fantascientifici come 1997: Fuga da New York.)

Anche i monasteri erano fortificati ed apparivano spesso quasi come castelli: specie quelli che, ai tempi, erano suburbani! Non bisogna dimenticare che nel Medioevo i monasteri potevano essere anche assai ricchi ed erano sostanzialmente degli stati a sé: non a caso fortificazioni medioevali sono attestate anche presso altri monasteri romani, quali S. Lorenzo in Panisperna, S. Lucia in Selci, S. Prassede, SS. Quattro Coronati, S. Balbina.

ULTERIORE APPROFONDIMENTO

Oggi vediamo generalmente solo la torre ma, in origine, c’era quasi sempre annesso tutto un complesso fortificato più ampio e spesso anche un insediamento umano. Dunque, oltre ad essere cinto da mura (in genere rettangolari) con torri, la torre principale aveva intorno anche abitazioni ed una serie di strutture di supporto, come chiese e cappelle, forni, magazzini, scuderie, pozzi, cisterne: tutto ciò garantiva l'autonomia in caso di assedio. La dimora padronale, qualunque fosse la sua forma, emergeva sempre in altezza ed era preminente. Questa popolazione consorteria poteva vivere anche in case addossate esternamente alle mura. In ogni caso, oltre al palazzo nobiliare era possibile trovare le ordinarie abitazioni dei borghesi, quali calzolai, fabbri, droghieri, sellai, orefici.

Dunque, dove oggi vediamo una torre isolata quasi sempre dobbiamo immaginarla sorgere in origine al centro oppure ad un angolo di un ben più ampio complesso fortificato (oggi scomparso o conservato solo in parte) che magari prevedeva anche più torri. E, come detto, anche altri edifici tra cui le abitazioni di altre famiglie. Da qui la forma adottata che era quasi sempre a pianta quadrata o rettangolare. Del resto, storicamente a Roma (non solo nel Medioevo ma anche dopo) non sono mai esistiti sostanzialmente quartieri ricchi e quartieri poveri nettamente separati fra loro. Sarà così fino all’Unità d’Italia e poi finirà del tutto col fascismo.

Anche se, purtroppo, non esistono più complessi fortificati davvero esemplari ne esistono comunque altri che possono aiutarci a farci un’idea: ad esempio, la Casa degli Anguillara a piazza Trilussa, la dimora dei Margani. Tramite documenti di archivio poi, possiamo conoscere anche il Complesso dei Sant’Eustachio al Pantheon. Ma c’è soprattutto il complesso degli Orsini di Monte Giordano. Quest’ultimo è davvero molto importante: anche se gli edifici che ne fanno parte sono stati rimaneggiati più volte nel corso degli ultimi cinque secoli, esso ci consente comunque di farci un’ottima idea riguardo i complessi più grandi di questo tipo. In questo grande complesso, ogni ramo della famiglia Orsini disponeva di abitazioni e strutture di supporto. Il complesso inglobava anche l'abside della chiesetta di S. Simeone. Alle mura esterne di questo complesso si addossavano su ogni lato case minori. Ed è sostanzialmente ancora così. Peraltro, il grande complesso sorge in posizione elevata: si chiama, infatti, Monte Giordano. Era dunque un sito sicuro e più facilmente difendibile. Anche se non ci sono certezze assolute è possibile che questa ‘collinetta’ non sia del tutto naturale: molti storici hanno supposto che la collinetta sia derivata da una precedente grande costruzione romana antica.

Occupiamoci ora anche del complesso dei S. Eustachio al Pantheon. Anche se non esiste più è possibile farsi un’idea – anzi una buona immagine mentale – grazie ad un esaustivo documento del 1279 scoperto da Robert Brentano. Esso ci permette di ricostruire  come fosse l’insediamento dominato del clan di S. Eustachio, che sorgeva presso il Pantheon: il palazzo principale, dotato di torretta ed arco di ingresso, aveva un lato confinante con uno dei muri perimetrali del Pantheon. Sull’altro lato, invece, sorgeva un’altra abitazione di un’altra famiglia. C’era poi un fortilizio che si trovava anch’esso adiacente al Pantheon. Il complesso era completato da decine di abitazioni, appartenenti anche ad estranei e comprendeva anche la bottega di uno speziale, la costruzione in cui operava un fabbro e un adiacente casa a un piano. C’era poi l'abitazione di un membro del clan, con un vano coperto a cupola e un arco (forse l'arco della Ciambella, situato nelle terme di Agrippa, un centinaio di metri a sud del Pantheon).

A ciò si aggiunga un fitto tessuto di altre case miste a baracche, intersecato da stretti vicoli e occupato da gente di ogni ceto.

Oltre a questi esempi suddetti, abbiamo poi esempi di ‘isolati’, cioè di ‘mini-quartieri’, di ‘complessi rettangolari’ di abitazioni che vanno a formare un isolato, formatosi intorno ad una chiesa. Analoghi, in fondo, ai complessi fortificati, essi ci aiutano a farci un’idea.

La chiesa e il convento di S. Prassede che sono ancora oggi circondati da ogni parte – dinanzi all'atrio, lungo i fianchi della chiesa, dietro l'abside e il transetto – da case aventi tutte un nucleo medievale o addirittura più antico.

La stessa impostazione la si nota intorno alla chiesa di S. Cecilia a Trastevere, dove erano presenti numerose abitazioni ed oggi sul lato verso via dei Genovesi c’è un muro altissimo.

Come erano fatte le torri ed i complessi fortificati?

Le torri erano generalmente abitate a partire dal 1° piano – non avevano solitamente alcuna apertura al di sotto – e l’accesso avveniva normalmente con una scala rimovibile (talvolta potevano esistere anche ponti levatoi). Questa mancanza di accessi convenzionali rendeva le torri quasi inespugnabili e le rendeva spesso/in genere l’estremo baluardo degli insediamenti fortificati. Era quasi impossibile conquistarle anche con un assedio, a meno che esso durasse molto a lungo. Ma, nel nostro caso, stiamo parlando di un contesto cittadino nel quale gli assalti ed i tumulti erano rapidi e di breve durata; momentanei: non dobbiamo pensare ai canonici assedi prolungati nel tempo a fortezze e castelli ubicati in zone isolate e dove non potevano arrivare rinforzi. Qui, invece, arrivavano il più delle volte ben presto in aiuto milizie dalla città e da fuori.

La torre sovrastava generalmente il resto del complesso per consentirne il totale controllo ed il monitoraggio/sorveglianza del circondario; in molti casi era dotata di un terrazzamento aggettante munito di caditoie, in qualche caso possedeva anche la bertesca ed il parapetto a merli.

Eppure, a ben guardarle queste torri ci si rende presto conto che ‘qualcosa non quadra’. Che queste torri non erano proprio perfette e, soprattutto, non erano e non potevano essere autosufficienti. Forse sfateremo molti miti e molti, magari, resteranno delusi ma dobbiamo constatare l’evidenza che segue ad un’attenta osservazione. Quasi tutte le torri medievali – non solo quelle romane – sono strette e ‘piccole’ e dunque non hanno spazi sufficienti per viverci o anche solo per riporre le ‘attrezzature di offesa’! Anche solo paragonandole alle torrette delle Mura Aureliane – riferimento che i romani avevano sott’occhio – salta subito all’occhio che le torri medievali non avevano spazio per manovrare grandi armi di offesa, quali balliste o catapulte. Addirittura non c’erano ambienti dedicati ad ospitare le milizie e spesso manca addirittura un efficace collegamento col corpo della casa che aveva la funzione di difendere.  Almeno così sembra da ciò che ancora oggi è dato vedere. Di sicuro la maggior parte delle torri che vediamo oggi non erano confortevoli. Era improponibile pensare di viverci decentemente!

Queste torri, dunque, erano per lo più ‘simboliche’ e comunque realizzate anche solo per incutere timore, rispetto, timore reverenziale, sudditanza psicologica! Un’arma anche e soprattutto psicologica, dunque. Non erano delle vere e proprie macchine da guerra, anche se lo sembravano! O comunque non lo erano pienamente, non come potremmo immaginare noi oggi. E rimanevano comunque un formidabile mezzo per sorvegliare ed osservare. E sicuramente offrivano un rifugio sicuro in casi di eventi improvvisi di grande pericolo che però dovevano avvenire sporadicamente se non addirittura solo in ipotesi. Ma sarebbe stato impossibile viverci (erano per lo più torri vuote): erano luoghi sicuri in cui barricarsi (una sorta di antesignana delle escape-room moderne) in attesa di rinforzi e dell’evoluzione degli eventi (unica eccezione, tra quelle conosciute, la Torre dei Conti, nella quale si poteva probabilmente vivere abbastanza decentemente). E sicuramente erano perfetti per buttare giù pece bollente e/o corpi contundenti. Ma era sicuramente difficile portare tutto su e muoversi al suo interno. Chi doveva assaltarle aveva la vita assai difficile ma anche chi le difendeva aveva il suo bel da fare, dato che erano strette e ripide! Difficilissimo sicuramente muoversi all’interno e trasportare su e all’interno di esse (a spalla o con rudimentali carrucole) i proiettili da scagliare sul nemico. Eppure dalle fonti conosciamo la vicenda dei massi lanciati dalla torre degli Annibaldi verso il Colosseo e viceversa. Ed è pur vero che abbiamo le eccezioni costituite dalla torre dei Conti, da quella Borgia in Vaticano, o la torre scomparsa di Paolo III Farnese che, però, sono quattrocentesche e non propriamente medievali!

Una effettiva, quanto efficace azione di controllo anche offensivo del territorio o zona circostante si potrà ottenere solo con l'avvento della polvere da sparo e con delle ampie strutture adeguate ad ospitare le ingombranti, artiglierie e le munizioni ed il resto dell’attrezzatura di supporto e manutenzione.

E c’è un altro aspetto da sottolineare: anche le torri campanarie potevano essere usate come quelle ‘tradizionali’ Come abbiamo detto le torri erano molto ‘basiche’ e dunque un campanile poteva considerarsi assolutamente equivalente: anche da lì si poteva fare quello che si faceva nelle altre torri (lanciare giù o in avanti corpi contundenti). Ed, infatti, moltissime fonti documentano su fatti in cui monasteri, chiese, conventi venissero coinvolti nei tumulti cittadini ed anzi talvolta addirittura erano erano in guerra l'uno contro l'altro. Tutti abbiamo sempre avuto modo di constatare come – a Roma e fuori – spesso, monasteri, abbazie e simili, erano dotati di attrezzatura bellica avanzata e letale!

Il Quattrocento, il Cinquecento e la fine delle torri

Lo scontro fra le varie famiglie caratterizzerà tutto il Medioevo romano.

Solo con il Quattrocento le torri persero importanza e se ne realizzarono sempre di meno e peraltro con scopi un poco modificati, diversi, in evoluzione. E ciò anche e soprattutto per via della comparsa della polvere da sparo (che rese le torri non più così efficaci e necessarie), per l’affermarsi della tipologia edilizia del palazzo toscano – non fortificato – ed un generale cambiamento di costumi. Ma un altro fattore decisivo è sicuramente costituito dall’affermarsi dell’autorità temporale del papato, che riesce ora finalmente ad imporre ed esercitare davvero l’imperium.

Il processo era già iniziato alla metà del Trecento (soprattutto grazie all’opera del cardinale Egidio Albornoz) e si consolidò con il ritorno dei papi da Avignone a Roma (1377). E così all’inizio del Quattrocento, dato che l’autorità temporale pontificia è sostanzialmente ricostituita ed effettiva, le famiglie nobili non lottano più militarmente per le vie, anche se magari continuano ad essere presenti ed influenzare alcune zone della città.  Comunque non la ‘paralizzano’ più e quell’età di instabilità dovuta al loro strapotere è finita per sempre o comunque sostanzialmente superata.

A quel punto dunque la torri di fatto non servono più e, pertanto, finiscono per avere sostanzialmente – e quasi esclusivamente – una funzione auto-celebrativa (rimangono un potente ed affascinante status symbol), come ricordo dei ‘vecchi e gloriosi tempi’ e per…godere del panorama! In effetti, ancora oggi, edifici che sovrastano gli altri e che permettono ‘belle viste’ sono considerati un vero lusso ed uno status symbol! Comunque, le torri erano qualcosa che solo i ricchi e i personaggi importanti potevano avere!

A questo punto le torri ancora esistenti potevano essere affiancate e spesso anche collegate o annesse ad un palazzo. Palazzo costruito ex novo proprio accanto oppure quello esistente ricostruito o solo ‘ingentilito’ (Palazzo Torre Scimmia). Altrimenti si costruirono palazzi ex novo con una torre su uno dei quattro lati (Palazzo Venezia, Riario). Spesso, infatti, non si voleva rinunciare ad avere comunque una torre (come detto, generalmente ad un angolo del palazzo): così da ottenere un ibrido, un compromesso tra nuovo palazzo pacifico toscano e vecchie tradizioni militaresche romano-medievali. Talvolta, la torre, nei lavori di rimaneggiamento, poteva venire incorporata/inglobata all’interno del palazzo e dunque non essere più visibile, scomparire alla vista. E ciò poté avvenire anche in seguito, nei secoli ancora successivi.

Da Firenze si diffonde a Roma l’usanza di costruire i palazzi. Palazzi ‘pacifici’, senza fortificazioni (si pensi a Brunelleschi e Michelozzo): era il risultato della relativa pacificazione e del diffondersi di ideali umanistici e perdita dello spirito esageratamente guerresco medievale del passato. Anche se noi oggi potremmo considerarlo scontato…non lo è! Anche il fatto di avere palazzi (come li intendiamo oggi) è, in effetti, qualcosa che abbiamo grazie al Rinascimento! Esattamente come il classicismo e le altre cose! Bene, l’Umanesimo fiorentino ingentilisce anche l’architettura romana.

A partire dal tardo Medioevo e poi tipicamente nel Quattrocento, una torre poteva essere associata a un palazzo più o meno grande sviluppato in altezza e non fortificato, come nella residenza dei Millini in via dell'Anima, costituita da due ali dritte verso la fine del Quattrocento a ridosso dell'antica torre della famiglia, contemporaneamente restaurata; tracce di un simile abbinamento presenta anche la torre della Scimmia in via dei Portoghesi. Palazzo Riario-Della Rovere, Palazzo Santacroce.

Nel Quattrocento si realizzarono anche torri-abitazione. Di fatto, una nuova tipologia di edificio, che comunque è il risultato dell’evoluzione della torre: è molto più larga e pertanto confortevoli e con spazio a sufficienza per collocare all’interno le nuove tipologie di offesa/difesa.

Molte torri però vennero spesso lasciate in rovina anche perché, come detto, le torri subirono superamento da un punto di vista militare con l’avvento della polvere da sparo. Altrimenti l’unico modo per mantenere operative, per far continuare l’utilità delle torri erano importanti lavori di adeguamento alla nuova tecnica bellica. Ma non sempre ciò aveva senso; spesso ciò non era proprio possibile. E ciò per via della mancanza di spazio ma soprattutto perché aveva più senso costruirle altrove e a quel punto con forma di fortezze meno alte, non torri.

Molte torri ebbero pertanto una nuova finalità, non più specificatamente bellica. O comunque dove quella componente bellica-difensiva si amalgamava, si sposava con quella di status-symbol e ricordo dei tempi passati in cui magari la famiglia si era distinta per valore guerresco.

E comunque, dato che ancora nel Quattrocento i tumulti potevano ancora avvenire e le famiglie continuavano ad essere in competizione, era sempre meglio avere a disposizione delle torri! (Della serie “non si sa mai!”; Fidarsi sì ma non troppo!”) Questa situazione continuerà sostanzialmente fino al Cinquecento se pensiamo che, appena prima del famigerato Sacco di Roma (1527) ad opera delle truppe mercenarie inviate da Carlo V, la città fu teatro di scontri e saccheggi perpetrati da parte dei Colonna, alleati del re-imperatore.

Comunque, anche se le torri perdono importanza, le fortezze rimangono comunque importanti. Anche se nel Quattrocento, a Roma e nelle altre città italiane, le famiglie non combattono più così tanto e c’è un Signore che regna, all’interno della città è sempre bene tutelarsi da possibili situazioni di pericolo e da ‘nemici interni’ alla città. La situazione si evolve e ciò avviene anche nel resto d’Italia: in Italia è l’età delle Signorie e generalmente nel centro urbano (o magari appena fuori da esso, annesso alle mura cittadine) si costruisce un castello-fortezza nel quale il Signore possa rinchiudersi in caso di bisogno (se ci sono rivolte o tumulti). Questa fortezza però, nel contempo, si usava anche per ‘minacciare’ la città: al suo interno, infatti, si custodivano armi terribili che avrebbero potuto infliggere danni notevoli a chi attaccava, a chi si rendeva protagonista di sommosse ma anche alle sue abitazioni! Un fortissimo deterrente, sorta di bomba nucleare del futuro. Ottimo esempio sono le fortezze costruite dai Medici in Toscana ma le ritroviamo anche nel resto d’Italia, così come nello Stato Pontificio. (Quando leggiamo le guide e le storie delle città d’Italia, quante volte leggiamo che anche i celebri castelli o fortezze costruite nel Quattrocento e Cinquecento venivano costruite per difendersi soprattutto da tumulti e rivoluzioni interne alla città?). Dunque fortezze realizzate per tutelarsi dal resto del popolo che, teoricamente, potrebbe rivoltarsi, aizzato magari dalle altre famiglie nobili ‘gelose’ e che vogliono prendere loro il potere. Ed anche da rivolte compiute dalle famiglie nobili con le loro milizie private per assumere loro il potere.

Anche a Roma il Papa diventa una figura analoga a quella dei Signori del resto d’Italia: riesce, infatti, a prendere maggiormente e più saldamente in mano il potere e le prerogative statali. Ma un minimo di riottosità permane e, con esso, anche qualche residuo di rischio di tumulti e di rivolte o congiure di alcune famiglie (congiura Porcari? Mosse contro Martino V? papa Borgia, tumulti dopo la sua morte). Ma si tratta di dinamiche e di un contesto ormai molto diverso da quelle dei ‘secoli delle torri’. A Roma la fortezza principale – sia per difendersi sia per minacciare la città – è ovviamente Castel Sant’Angelo! Non a caso, tra le condizioni che i papi posero per tornare da Avignone c’era quella di avere pieno possesso di Castel Sant’Angelo! Ed in Vaticano Alessandro VI farà costruire la Torre Borgia! Dunque il papa vive anch’egli in una residenza (parzialmente) fortificata. Addirittura, ancora nel 1535, papa Paolo III fece costruire la Torre omonima (Torre di Paolo III) sul Campidoglio: ufficialmente come residenza estiva ma comunque assolutamente fortificata per essere simbolico e palese segno della supremazia papale sulla città ed i suoi nobili ma…dove anche poter eventualmente rifugiarsi in caso di bisogno!

Un po’ per mantenere lo status symbol, un po’ perché la torre poteva comunque rivelarsi utile in un’epoca in cui le faide nobiliari non c’erano più ma qualche tumulto poteva sempre esserci ed era meglio tutelarsi prima!

Nel 1503, regnando papa Giulio II, si decretò la soppressione delle merlature.