Arco di Malborghetto

Malborghetto è un luogo meraviglioso, magico, suggestivo. Ed è un luogo 'cult' per chiunque sia appassionato di storia e soprattutto di tarda antichità. E, per chi è cristiano, ancora di più!

Sorge isolato nella meravigliosa campagna ondulata della provincia settentrionale di Roma, lungo la via Flaminia, non molto distante dall’Urbe.

Ciò che rende così incredibilmente affascinante questo luogo è la presenza di un altissimo edificio che, ad un’osservazione più attenta, si rivela essere un colossale edificio antico! Un edificio che poi ha avuto molte altre vite ma che sempre ha continuato ad essere monumentale ed affascinante!

In origine era un tetrapilo, un arco quadrifronte il quale venne poi modificato in chiesa, fortilizio, casale, stazione di posta.

Ma di cosa si trattava esattamente in origine? Sebbene non esistano prove è comunemente accettato dagli studiosi che si trattasse di un monumentale arco quadrifronte, eretto per celebrare la vittoria di Costantino su Massenzio nella celebre battaglia di ponte Milvio (312 d.C.). Sarebbe stato eretto proprio nel sito in cui Costantino si accampò con il suo esercito prima della battaglia. Egli proveniva da nord e si dirigeva, ovviamente, verso Roma.

Dunque, questo luogo, già affascinante di suo, diventa “doppiamente suggestivo” in quanto sarebbe proprio il sito in cui, secondo la tradizione, Costantino fece il sogno e/o vide il segno della croce nel cielo durante l'arringa all'esercito! (Le tradizioni variano).

Ecco, quindi, che un luogo che può sembrare un luogo qualunque, sperso nella campagna, possa rivelarsi, invece, un luogo importantissimo! (In effetti, a Roma e nei suoi dintorni questo discorso vale sempre!) Il giorno dopo il sogno/la visione, il 28 ottobre del 312, Costantino vinceva la battaglia ai Saxa Rubra (la battaglia iniziò a Prima Porta e si concluse con la rotta di Massenzio a Ponte Milvio). E l’anno successivo, col celebre editto di Milano (13/6/313), l’imperatore concedeva la libertà di culto ai cristiani. E l’imperatore avrebbe poi costruito le prime grandi basiliche per i cristiani, ad esempio la basilica di S. Pietro.

Oggi il sito è silenzioso e splendido coi suoi panorami sulla campagna e sulla valle del Tevere! Sembra impossibile che, così tanti secoli fa, qui ci fosse accampato un così grande esercito che avrebbe cambiato il destino di Roma e del mondo intero!

 

Si può accedere ancora oggi all’interno del monumentale edificio. Esso si trova all’interno di una piccola area archeologica che include anche un casale, una chiesetta ed una stazione di posta (che sorsero nel corso del Medioevo e dell’età moderna). Ed all’interno dell’arco si trova un piccolo museo con oggetti rinvenuti qui ma anche in altri siti lungo la via Flaminia fuori Roma. Troviamo ad esempio vasi protocorinzi ed etrusco-corinzi in bucchero e impasto; terrecotte, intonaci e oggetti votivi repubblicani; un boccaletto medievale; ceramiche e vetri usati al tempo dell'osteria. Ma, soprattutto, nei pressi del monumento ci sono quei suggestivi marmi sul prato! C’è anche un distaccamento della Sovraintendenza dei Beni Culturali.

 

Ma torniamo al nostro monumento. Guardando con maggiore attenzione, dell'antico arco si riconosce bene la struttura laterizia ed anche alcuni elementi della trabeazione. Da ciò gli studiosi hanno potuto ricostruire l'aspetto originario dell’arco, caratterizzato da quattro colonne sulle due fronti principali.

Nel Medioevo, con la chiusura dei fornici, l’arco venne trasformato in chiesa dedicata a S. Nicola. Successivamente, il nostro monumento divenne la torre principale di un borgo fortificato, divenuto proprietà del capitolo di S. Pietro nel 1278. In seguito, il sito fu ridotto a casale con un'osteria ed una stazione di posta. Venne dato in affitto.

Oggi si accede tramite una scala direttamente in un vano alquanto sopraelevato rispetto all’originario piano di calpestio. Ci si ritrova, infatti, nell’area sottostante la crociera e le quattro volte a botte, suddiviso in una serie di ambienti su due livelli. Al primo piano c’è un salone dove rimane uno dei due ballatoi lignei di accesso alle salette superiori; da esso, tramite una scala ricavata nello spessore della volta, si sale all'attico, che conserva ancora la struttura romana in laterizi.

 

Il casale di Malborghetto sorge poco oltre il XIII miglio della Flaminia antica.

L’edificio che ammiriamo oggi ha inglobato un antico arco quadrifronte, databile al IV secolo d.C. Questo fu posto a segnacolo dell’incrocio tra la via Flaminia ed una via di minore importanza che collegava la città di Veio con la via Tiberina (o forse con Capena). Oggi quella via non esiste più. Sono però ancora presenti alcuni resti del basolato all'interno del casale e nel perimetro esterno dell'arco.

L’edificio era dunque originariamente un tetrapylon, a pianta rettangolare (14,86 m x 11,87 m), coi lati lunghi sul lato della via Flaminia (che era, evidentemente, la strada più importante), su quattro pilastri in laterizio. In origine era coronato da un attico a copertura piana. La sua altezza originaria si stima intorno ai 18 metri.

Originariamente l’edificio era rivestito di marmi o travertino ed ornato con statue e colonne ma, come è spesso avvenuto, quasi tutto venne poi asportato nelle epoche successive alla caduta dell’Impero Romano.

L’arco era quadrifonte e costruito su quattro pilastri in opera cementizia che formano all’interno una volta a crociera. le fondazioni sono in blocchi di travertino, le mura all’esterno in laterizio con bipedali divisi in due sulla diagonale e disposti con la punta all’interno.

Doveva essere in origine simile per aspetto e dimensioni a quello impropriamente chiamato arco di Giano al Velabro e che viene citato nei Cataloghi regionari del IV secolo col nome di Arcus Divi Costantini.

La struttura muraria in laterizio, ancora visibile, lascia supporre un rivestimento di lastre di marmo ancorate tramite grappe metalliche a fori quadrati ancora presenti sulle pareti esterne. Si ipotizza la presenza di colonne su due o quattro facciate sormontate da una imponente trabeazione. L'attico sosteneva un tetto piano ed era diviso, al suo interno, da due muri che creavano tre ambienti comunicanti tramite aperture ad arco.

Nel corso del tempo l’arco ha subìto numerose trasformazioni sia strutturali che funzionali.

Dopo la fine dell’Impero Romano la struttura fu lasciata in abbandono, senza avere alcuna manutenzione.

Negli anni centrali del Medioevo, probabilmente nel XI secolo, l'arco fu trasformato in chiesa a croce greca dedicata alla Vergine, con la chiusura dei quattro fornici e la costruzione di un'abside sul lato orientale. In questa occasione il basolato stradale fu deviato all'esterno.

Le prime notizie ufficiali riguardanti la struttura risalgono al 1256, in un atto di compravendita stipulato nel corso di una divisione di beni di proprietà della famiglia Orsini, dove viene citato come un piccolo borgo protetto da una doppia cinta muraria.

Ecco dunque che nel XIII possiamo considerare il nostro monumento come facente parte di un castrum, protetto e circondato da mura.  Questo castrum è denominato dalle fonti Burgus S. Nicolai de arcu Virginis.

Farà parte delle difese dello Stato Pontificio sino al XV secolo, quando sarà distrutto durante le lotte tra gli Orsini e i Sacrofanesi. La devastazione fu causata dagli Orsini nel 1485 per scacciare i Colonna, che ne avevano preso possesso con l'appoggio del Papa.

Il sito cadde dunque in rovina (ecco perché fu chiamato Malborghetto o Borghettaccio). Ma nel 1567 l’edificio venne restaurato dallo speziale (aromatarius) milanese Costantino Petrasanta. Egli lo ristrutturò completamente. L'aspetto attuale è dunque sostanzialmente quello conferitogli dal Pietrasanta.

Successivamente divenne osteria, casale, stazione di posta. Mantenne questa funzione sino a quando Pio VI, collegando Civita Castellana alla via Cassia, soppresse il servizio postale lungo il tratto suburbano della via Flaminia.

Tornato ad essere un semplice casale, solo nel 1982 entrò a far parte dei Beni del Demanio. Dopo un'attenta opera di restauro, l’arco accoglie oggi un piccolo Antiquarium con opere rinvenute nei territori lungo il tratto extraurbano della Via Flaminia.

 

Il primo studioso che comprese pienamente la funzione dell’arco fu l’archeologo tedesco Fritz Toebelmann. Fu lui il primo a spiegare perché il grande edificio si trovasse in quel luogo. Fu egli il primo a sostenere che tale monumento fosse stato eretto nel luogo dove le truppe di Costantino si accamparono in attesa dello scontro con Massenzio. Non poteva essere, invece, il sito per commemorare la vittoria perché, altrimenti, sarebbe stato collocato nel punto di inizio della battaglia (località Saxa Rubra) o nel punto della sua conclusione (Ponte Milvio). Egli riuscì anche dare una datazione post-quem all’edificio. Ritrovò, infatti, un mattone sotto l’intonaco della volta centrale dell’arco che, sul bollo laterizio, riportava l’età dioclezianea. Il monumento doveva essere stato edificato, dunque, prima della fine del IV secolo.

L’iscrizione OF CR AUG ET CAES NOS (cioè dell’officina di CR Augustorum et Caesarorum nostrorum) riportava al periodo tetrarchico, che durò dal 295 al 305. La datazione di edificazione del monumento, pertanto, non poteva essere precedente a questo periodo.

Il monumento viene oggi datato al III-IV sec d.C. sia per questo bollo laterizio sia per via della tecnica edilizia, che è simile a quella Basilica di Massenzio.

Resta però il fatto che la costruzione di un arco per commemorare dove un esercito si fosse accampato sia un fatto inusuale. Ecco perché si rafforza l’ipotesi del sito della visione.

La prima ricostruzione grafica dell'aspetto ipotetico del monumento originale fu fatta dall'architetto Giuliano da Sangallo, nel Rinascimento.