Il Presepe dei Netturbini

Quando arrivano le festività natalizie non c’è cosa più bella ed emozionante e suggestiva che andare ad ammirare lo splendido Presepe dei Netturbini. È forse una delle emozioni più intense delle festività natalizie, paragonabile solo con quella che provi quando vivi con trasporto la cerimonia della veglia del Natale.

Qui vivi davvero quell’emozione, quel mistero. Qui ‘entri’ all’interno del presepe. È, in effetti, un opera (ed un’emozione) immersiva. Come avviene in tante parti della nostra bella Italia è possibile ‘entrare’ all’interno del presepe: esso si trova, infatti, all’interno di una grotta-stalla, idealmente quella della Natività. Questo accresce il suo fascino e ne aumenta la sacralità!

Il presepe fu ideato e realizzato a partire dal 1972 da Giuseppe Ianni, netturbino AMA, presto aiutato da altri suoi colleghi. Lo si ammira in un ex garage dell’AMA, a due passi dalla basilica di San Pietro: più precisamente all’interno del cortile del palazzo sito al numero 5 di Via dei Cavalleggeri.

Da quel lontano 1972 ne sono passati di anni e l’opera, un po’ come la Sagrada Familia di Barcellona, è stata arricchita ogni anno di nuovi particolari. In effetti, è un’opera in continuo divenire. In ogni caso, l’inaugurazione ufficiale ci fu nel 1981 e si svolse alla presenza di papa Giovanni Paolo II; colui che ne fu il papa più affezionato!

Le costruzioni sono realizzate per essere il più simile possibile a quelle della Palestina del tempo di Gesù. Inoltre, moltissimo di ciò che si vede si ispira ai racconti biblici e simboleggia episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Ciò rende questo presepio un’emozione ancora più grande, sempre nuova ed avvincente: come in una ‘enigmistica sacra’ ci si può davvero sbizzarrire e dilettare a trovare i riferimenti! Come Origene possiamo ‘illuminarci’ nel cercarli e nel trovarli!

Ma cominciamo dall’inizio. Tutto nacque quando il netturbino Giuseppe Ianni, nel lontano 1972, volle realizzare un grande presepe per la cittadinanza: “Farò il presepe più bello di Roma e verrà a vederlo anche il Papa”. Così affermava il nostro Giuseppe, in quegli anni in cui era netturbino della sede di zona Cavalleggeri, a chi gli chiedeva cosa stesse facendo. In effetti, come da lui stesso affermato: “Inizialmente qualcuno mi guardava scettico, ma quando i colleghi si sono resi conto di quello che avrei voluto realizzare, hanno sacrificato le ore libere anche fino a tarda sera per aiutarmi e, in tre mesi, siamo riusciti a riprodurre una fedele miniatura della natività di Betlemme”.

Molti colleghi si lasciarono dunque coinvolgere, dedicando il loro tempo libero, anche serale, per contribuire. Si fece anche una colletta per reperire soldi per i materiali. Così, in soli tre mesi, riuscirono a riprodurre fedelmente la Natività di Betlemme. Ma l’opera non si concluse: venne continuamente ampliata, mese dopo mese, anno dopo anno. E fu ‘inaugurato’ ufficialmente da papa Giovanni Paolo II nel 1981. Ed oggi possiamo dunque ammirarlo in tutto il suo suggestivo splendore, anche se, comunque, la sua evoluzione non è ancora terminata e, come la Sagrada Familia di Barcellona, è destinato a mutare ed arricchirsi continuamente.

È come se fosse un presepe nel presepe. Il presepe, infatti, si trova all’interno di una grotta-stalla, idealmente quella della Natività. E questo conferisce al tutto ancora più fascino, ancora più sacralità! Le porte di legno e la paglia per terra aumentano l’effetto. Sopra ad essa campeggia la suggestiva scritta: “Sono venuto per adorarti – Gesù scendi anche nel mio cuore”. Dentro, sulla sommità del presepe vero e proprio, campeggia e vola una colomba della pace, con fondo oro e poi con raggi d’oro che emanano da essa.

Come in ogni presepe che si rispetti, molte sono le scene di vita quotidiana dell’epoca. Eppure, moltissime di esse simboleggiano comunque metafore cristiane o sono comunque collegate con gli ideali di rinascita e salvezza garantite portate dalla nascita del Redentore.

Abbiamo già accennato al fatto che le costruzioni, le botteghe ed i personaggi sono state realizzate ispirandosi ai racconti biblici. Bene, guardando il presepe da destra verso sinistra si può, in effetti, interpretando i simbolismi insiti nelle creazioni, seguire il racconto dei Testi Sacri giungendo poi al Vangelo.

Invece, da sinistra verso destra, è possibile leggere – testualmente, stavolta  – tutta la genealogia di Gesù: infatti, sulla sommità del basamento si possono leggere i nomi dei 42 antecessori di Gesù!

Riguardo la genealogia di Gesù (42 generazioni), si legge ripetutamente la scritta: “___ generò____” e Ianni ama sottolineare come essi vadano letti ed interpretati soprattutto come “ceppi”: insomma, dalla radice di Abramo nacque Isacco ecc. Inoltre, Ianni sottolinea sempre anche l’intervallo’ che è sempre di 14 generazioni tra i “grandi eventi” della storia degli Ebrei. Infatti, da Abramo a Davide sono 14 generazioni. Così come da Davide alla Deportazione a Babilonia e dalla Deportazioni alla Nascita di Gesù. E sottolinea il fatto che 14 sia il doppio di 7, che è numero sacro e, pertanto che 14 sia ‘doppio numero sacro’.

Ma vediamo ora qualcuno degli innumerevoli riferimenti biblici:

Ad esempio, i piccoli sacchi di lenticchie si collegano ad Esaù che cedette la primogenitura per un piatto di lenticchie.

La fonte d’acqua, invece, ci conduce a Mosè che, con il suo bastone, percosse la roccia da dove scaturì acqua – in momento del bisogno – per gli Israeliti.

Il sacco di carbone ed anche il magazzino dove vendono il carbone è, invece, in riferimento al profeta Isaia quando un angelo gli purificò le labbra col carbone ardente ("E dissi: "Ohimè! Io sono perduto, | perché un uomo dalle labbra impure io sono | e in mezzo a un popolo | dalle labbra impure io abito; | eppure i miei occhi hanno visto | il re, il Signore degli eserciti". Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: "Ecco, questo ha toccato le tue labbra, | perciò è scomparsa la tua iniquità | e il tuo peccato è espiato").

Il pane rappresenta l’Eucaristia (è stato fatto dal fornaio qui vicino e dopo molti anni non si è ammuffito);

Le pecore sopra la grotta della Natività simboleggiano gli apostoli;

I mattoni che spesso si vedono vogliono ricordare la schiavitù d’Egitto;

I sacchi di grano ricordano Giuseppa venduto dai fratelli;

Il pozzo con acqua sorgiva ricorda, ovviamente, quello della buona samaritana che dissetò Gesù.

C’è un punto in cui alcune case sono costruite sopra ad un grande sperone di roccia (realizzata in tufo e pietra): esso vuole ricordare il “primo discorso di Gesù” che si legge nel Vangelo di Matteo. Quello che fa riferimento alla casa costruita su solida roccia che resiste a tutte le intemperie.

 

E poi ci sono le circa 3000 pietre! Erano 2234 nel 2017 ma sono in costante aumento e sono incastonate alle pareti esterne e sul basamento e 350 di esse provengono da ogni parte del mondo per simboleggiare l’unione dei popoli. Spesso si usano anche per realizzare il presepe stesso. Sono presenti addirittura una pietra lunare e una del pianeta Marte! Il frammento di roccia lunare fu donato da una ex dipendente Nasa. Tutte le pietre sono certificate. Dato l’alto numero ed il loro costante aumento, molte di esse si trovano lungo le pareti laterali esterne.

Molte si esse sono state donate. Perché qui sta il bello! Dato che, per il fondatore Giuseppe Ianni, questo è il “presepe dei popoli”, non si fanno offerte in denaro ma, chi vuole, può donare una pietra per lui significativa che verrà inserita nella struttura! E, come detto, ciò si fa per dare il nostro contributo per ‘costruire’ la fratellanza tra i popoli. «Non accetto nessuna offerta in denaro – precisa Giuseppe – ma se un visitatore mi porta una pietra sono contento di inserirla nel paesaggio con il nome del donatore e della sua provenienza, se invece ricevo un pezzo di legno creo porte, finestre e tavolini: in questo modo tutti possono dire di aver partecipato alla realizzazione del presepe».

Tra i tanti doni ricevuti, Giuseppe Ianni è particolarmente legato a un tronco di ulivo proveniente da Betlemme e donatogli da padre Ibrahim Faltas (ossia il custode del Santo Sepolcro) nel 2002. «Con esso abbiamo realizzato la porta della grotta, un desiderio che avevo da anni. Così Gesù Bambino ha vicino un “pezzo” di casa. Il presepe è aperto tutto l’anno e tutti devono avere la possibilità di pregare il Bambinello, anche se vengono a fargli visita ad agosto». Marc Innaro, giornalista Rai, aiutò.

Questo è, insomma, il presepio di tutti! Il presepio che fa sentire tutta l’umanità vicina, fraterna. Non è ‘solo’ il presepe dei romani, dei Papi, dei netturbini, come alcuni lo chiamano.

Eppure è vero: in effetti, spesso lo chiamano “il presepe del Papa”. E questo perché papa Woityla ne era innamorato! Veniva a vederlo ogni anno e si ricordava sempre di tutti i particolari. Ma anche gli altri papi e tutte le persone lo hanno amato moltissimo. Basti pensare che, nell’arco degli anni, circa 2 milioni di romani insieme a turisti, personalità istituzionali, religiose, capi di Stato e Pontefici hanno visitato questo presepio magico! E, contemporaneamente hanno voluto testimoniare il messaggio di Pace e Fratellanza della Natività che l’opera sottende.

Già da tempo il comune e l’AMA contribuiscono: pavimenti, tendaggi e personale per pulire e fare manutenzione.

Gesù c’è tutto l’anno, perché il presepe è aperto tutto l’anno. Le parti più antiche, le prime realizzate, sono quelle più ‘lontane’, quelle che stanno sullo ‘sfondo’.

E ogni visitatore rimane sempre incantato dalla meravigliosa visione del Presepe! In genere, tutti esaltano le case, le strade ma, in fondo, qui l’assoluta protagonista è l’acqua! La si ritrova dappertutto! Ed ha evidentemente un grande valore simbolico di vita! Ianni ha fatto un lavoro incredibile per farla sgorgare in più punti e per farla arrivare praticamente ovunque con acquedotti e/o semplici canali e anche rapide discese. Spesso questi acquedotti sono come ‘organici’ e convivono magicamente e naturalmente con le altre strutture! Ed i personaggi attingono acqua in più punti! Altrimenti si trova l’acqua nelle damigiane: perché i palestinesi di 2000 anni fa lasciavano damigiane colme di acqua per le strade per dissetare i viandanti assetati.

Sopra la grotta della Natività è incastonato un frammento del sacro scoglio dove santa Rita da Cascia si inginocchiava in preghiera. Fu donato nel marzo 2009 da Gino Emili, sindaco di Cascia.

Quando si fa notte appaiono le stelle e la luna: la notte in cui nacque Gesù era una notte chiara e splendente. In ogni caso, l’alternarsi del giorno e della notte è sempre emozionante da vedere!

Ma vediamo un po’ di numeri. Tenendo a mente che l’opera è arricchita ogni anno di nuovi particolari, il presepe conta 100 case, tutte realizzate in tufo romano: sono tutte illuminate, curate nei dettagli con porte, finestre (163) e balconcini. Alcuni sono dotati di caminetti fumanti e lastre di selce, ossia i sampietrini. Altre realizzazioni sono in pietre oltre che in tufo.

Si contano 54 metri di strade pavimentate in sampietrini (Ianni ama dire che, un po’ come “Tutte le strade conducono a Roma”, anche “tutte le strade conducono a Gesù”), 4 fiumi lunghi complessivamente 12 metri, 7 ponti e 4 acquedotti in tufo lunghi 18 metri, sostenuti da ben 38 arcate. L’acquedotto più piccolo è realizzato in tufo romano, gli altri tre, invece, con frammenti di marmo del colonnato e della facciata della Basilica di San Pietro (utilizzati soprattutto per l’acquedotto grande che sta sulla sinistra). E questa è un’altra ‘chicca’: furono donati nel 1979 da Sua Eminenza il Cardinale Virginio Noé, in occasione del restauro del colonnato di San Pietro!

L’acqua è assoluta protagonista! Gli acquedotti sono organicamente inseriti nel presepe e l’acqua è veramente dappertutto! Gli acquedotti la portano ovunque! Ed è sublime il suo suono che echeggia ovunque. L’acqua è veramente in simbiosi con tutto un po’ dappertutto! Ianni ripete spesso che Giovanni Paolo II amava la presenza dell’acqua e che, in una sua visita, sottolineò come “l’acqua è vita!

Ci sono poi le 24 grotte scavate nella roccia, adibite a stalle o ripari per i pastori con le loro greggi, mentre altre sono impiegate a magazzini e contengono damigiane di vino e di olio; 50 sacchi cuciti con maestria e donati al presepe da una nobile romana sono colmi di cereali, sale e farina.

E ancora 870 gradini, dei quali oltre 400 realizzati con il marmo proveniente dal colonnato di San Pietro e i restanti con pietre della Birmania, di Betlemme e degli storici Santuari di Greccio e di San Giovanni Rotondo. Non mancano poi 4 sorgenti d’acqua, 1 pozzo con acqua sorgiva, 2 pareti umide che formano stalattiti e ben 270 personaggi. Ed è incredibile come sia possibile apprezzare persino il gocciolio dei panni appena stesi e addirittura quello delle grotte! C’è anche la neve che si scioglie e che forma poi il fiume! In totale, i personaggi sono 270, 163 le pecorelle, 12 i cammelli, 8 gli asinelli, 8 i buoi e 4 i cani.

Belli i particolari di vita quotidiana: La donna che lava i panni nella fonte coi panni che gocciolano. Si vedono spesso anfore lungo le strade: ciò perché i palestinesi le mettevano per strada per dissetare i viandanti (una sorta di ‘anfora d’acqua sospesa’!).

Bellissima e suggestiva è anche la calata di Angeli dal cielo.

Sopra la grotta della Natività si ammira un frammento del sacro Scoglio ove Santa Rita da Cascia si inginocchiava in preghiera, donato nel marzo 2009 da Gino Emili, sindaco di Cascia.

Sopra al presepio si ammira una suggestiva "Colomba radiosa": fu donata dalla pittrice Anna Minardo, in occasione dell’anno preparatorio al Giubileo dedicato allo Spirito Santo. I suggestivi e mistici raggi che sottolineano la sua radiosità sono realizzati in legno di ulivo di Betlemme; sempre lo stesso donato da padre Ibrahim Faltas, il custode della Basilica della Natività di Betlemme.

 

Come già premesso, questo magico “Presepe dei Netturbini” è stato spesso definito anche il Presepe dei Papi, per via soprattutto della grande affezione dimostrata da Papa Giovanni Paolo II: egli, in effetti, lo visitò per ben 24 volte! Ed è particolarmente suggestivo ricordare questo aneddoto che ogni aficionado di questo presepe ricorda sempre con particolare emozione: correva l’anno 2002, e mentre papa Woityla osservava la Natività, affermò: “questa è la luce che illumina il mondo”. Bene, da quel momento la lampadina all’interno della grotta che ospita Gesù, Giuseppe e Maria, non si è mai fulminata!

Papa Giovanni Paolo II non ha mai mancato all’appuntamento natalizio con Ianni e i suoi colleghi netturbini. Per ben 24 anni, dal 1978 al 2002 è venuto qui a pregare ogni Natale.

Ma sono tante le personalità che hanno visitato il presepe negli anni: papa Paolo VI nel 1974 (spontaneamente istintivamente aprì le braccia, esclamando “che meraviglia!”), Madre Teresa di Calcutta nel 1996, papa Benedetto XVI nel 2006, Giorgio Napolitano nel 2007 e tutti i sindaci della Capitale, da Luigi Petroselli in poi.

Fu visitato anche da capi di Stato, da personalità religiose e istituzionali, e soprattutto da tanti romani. Nell’arco degli anni, oltre due milioni, tra romani e turisti, hanno reso omaggio all’opera di Ianni e dei netturbini, raccogliendosi in preghiera in questa semplice sede Ama a pochi passi da San Pietro.

Durante la visita di Papa Benedetto XVI del 2006, egli affermò che: «recarsi presso la sede AMA a pregare innanzi all’opera di Ianni è come riandare in pellegrinaggio a Betlemme, alla grotta santa dove è nato il Redentore».

In occasione del 40° anniversario, il 20 maggio 2012, la Madonna Pellegrina di Fatima venne accompagnata in processione presso il Presepe dei Netturbini da Sua Eminenza Cardinal G. Bertello. Il 30 dicembre dello stesso anno, Sua Eminenza Cardinal Angelo Comastri visitò e benedisse il Presepe alla presenza della Madonna di Fatima del Cuore Immacolato.

 

Nella sala che ospita l’incantevole Presepe dei Netturbini si possono ammirare quattro grandi dipinti:

La Moltiplicazione dei pani e dei pesci di Carlo Riccardi e Maddy Battaglini;

Papa Giovanni Paolo II con i bambini dei 5 continenti di Simona Bellante, Salvatore Tedone e Carlo Riccardi;

Madre Teresa di Calcutta di Marta Cirillo e Carlo Riccardi;

Madonna delle Strada Patrona dei Netturbini di Francesco Palumbo.

Quest'ultimo dipinto è stato realizzato in occasione del 40° Anniversario del presepe, celebrato nel 2011, anno di Beatificazione di Giovanni Paolo II. Inutile sottolineare la sua particolare importanza dato lo strettissimo legame che sempre unì il Pontefice ed il nostro presepe. Si tratta di un’opera, realizzata a matita e dipinta a pastello, che raffigura scene di quotidiano lavoro che illustrano l’evolversi della professione dei netturbini dai primi del ‘900 ad oggi. E' opera del capo squadra AMA presso la sede di Cavalleggeri.

Ianni ha realizzato anche altri presepi: uno per Carlo Azeglio Ciampi. Altri due al Vaticano. Uno al Campidoglio. Anche con la collaborazione di Dante Foglietta.

 

Se avrete fortuna, incontrerete Ianni stesso – cosa che, in effetti, avviene spessissimo – che vi illustrerà personalmente la sua opera. Ed è incredibile con quanto trasporto ed altrettanta semplicità egli racconti ogni volta la sua opera, il suo impegno e la storia del presepio! Dato che sono una persona che ama rimanere nei “bei luoghi” per molto tempo, per carpirne il più possibile e nel miglior modo possibile l’essenza e lo spirito, ho avuto modo si sentire molte ‘spiegazioni-illustrazioni’ consecutive di Ianni: ebbene, sono sempre diverse pur se analoghe ed accomunate dalla stessa passione. Sono sempre emozionali ed intense e vive. Non ci si stancherebbe mai di ascoltarlo.

Non si vorrebbe mai davvero andare via da questo luogo. E non è solo per via dello spirito natalizio che, indubbiamente contribuisce a suggestionarti: no, è proprio che i ‘luoghi speciali’ ed incantati e intensi e pieni di significato e sacralità ed impegno come questo…permeano e migliorano le persone che ci vengono e che si lasciano permeare e suggestionare e ‘possedere’. Se verrete qui con le antenne captanti e col cuore aperto, ne uscirete migliori e pronti a rendere il mondo un luogo migliore!

Il Presepe dei Netturbini, post

Durante le festività natalizie non c’è cosa più bella ed emozionante di andare ad ammirare lo splendido Presepe dei Netturbini. È sicuramente una delle emozioni più intense delle festività natalizie, paragonabile solo con quella che provi quando vivi la cerimonia della veglia del Natale.

Qui vivi davvero quell’emozione, quel mistero. Qui ‘entri’ all’interno del presepe. È, in effetti, un opera (ed un’emozione) immersiva. Il presepe si trova all’interno di una grotta-stalla, idealmente quella della Natività. Questo accresce il suo fascino e ne aumenta la sacralità!

Il presepe fu ideato e realizzato a partire dal 1972 da Giuseppe Ianni, netturbino AMA, presto aiutato da altri suoi colleghi. Lo si ammira in un ex garage dell’AMA, a due passi dalla basilica di San Pietro: più precisamente all’interno del cortile del palazzo sito al numero 5 di Via dei Cavalleggeri.

Da quel lontano 1972 ne sono passati di anni e l’opera, un po’ come la Sagrada Familia di Barcellona, è stata arricchita, ogni anno, di nuovi particolari. In effetti, è un’opera in continuo divenire.

Le costruzioni sono realizzate per essere il più simile possibile a quelle della Palestina del tempo di Gesù. Inoltre, moltissimo di ciò che si vede si ispira ai racconti biblici e simboleggia episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Ciò rende questo presepio un’emozione ancora più grande, sempre nuova ed avvincente: come in una ‘enigmistica sacra’ ci si può davvero sbizzarrire e dilettare a trovare i riferimenti! Come Origene possiamo ‘illuminarci’ nel cercarli e nel trovarli!

Ad esempio, i piccoli sacchi di lenticchie si collegano ad Esaù (che cedette la primogenitura per un piatto di lenticchie); il sacco di carbone è, invece, in riferimento al profeta Isaia (quando un angelo gli purificò le labbra col carbone ardente); i sacchi di grano ricordano Giuseppa venduto dai fratelli. Il pane simboleggia l’Eucaristia.

Le case sono 100, le strade sono pavimentate in sampietrini e ci sono ben 870 gradini (dei quali oltre 400 realizzati con il marmo proveniente dal colonnato di San Pietro e i restanti con pietre della Birmania, di Betlemme e degli storici Santuari di Greccio e di San Giovanni Rotondo). Ci sono poi 24 grotte scavate nella roccia che sono adibite a stalle o a magazzini e contengono damigiane di vino e di olio e veri sacchi colmi di cereali, sale e farina. Fantastici i 4 fiumi, le 4 sorgenti d’acqua ed il pozzo con acqua sorgiva. E poi ci sono i 4 acquedotti: tre di essi sono realizzati con frammenti di marmo del colonnato della Basilica di San Pietro!

A ben vedere, l’assoluta protagonista del presepe è l’acqua! La si ritrova dappertutto! Ed ha evidentemente un grande valore simbolico di vita! Ianni ha fatto un lavoro incredibile per farla sgorgare in più punti e per farla arrivare praticamente ovunque con acquedotti o semplici canali che spesso calano con rapide discese. Spesso questi acquedotti sono come ‘organici’ e convivono naturalmente con le altre strutture! Ed i personaggi attingono acqua in più punti! Ed è incredibile come sia possibile apprezzare persino il gocciolio dei panni appena stesi e addirittura quello delle grotte!

E poi ci sono le circa 3000 pietre! Incastonate alle pareti esterne e sul basamento, esse provengono da ogni parte del mondo e simboleggiano l’unione dei popoli. Chiunque può donarne una e contribuire realizzazione del presepe e, soprattutto, a ‘costruire’ la fratellanza tra i popoli. Sono presenti addirittura una pietra lunare e una del pianeta Marte! Ma si possono donare anche pezzi di legno con le quali Ianni realizza porte, finestre e tavolini. Con un tronco di ulivo proveniente da Betlemme Ianni ha realizzato la porta della grotta, così che, come egli ama ripetere, Gesù bambino abbia vicino a sé un pezzo di casa con legno della sua zona!

Se avrete fortuna, incontrerete Ianni stesso – cosa che, in effetti, avviene spessissimo – che vi illustrerà personalmente la sua opera. Ed è incredibile con quanto trasporto ed altrettanta semplicità egli racconti ogni volta la sua opera, il suo impegno e la storia del presepio! Sono sempre diverse pur se analoghe ed accomunate dalla stessa passione. Sono sempre emozionali ed intense e vive. Non ci si stancherebbe mai di ascoltarlo. Non si vorrebbe mai davvero andare via da questo luogo: luoghi speciali ed incantati e come questo riescono davvero a permeare e migliorare le persone che ci vengono. Se verrete qui con le antenne captanti e col cuore aperto ne uscirete migliori e – sicuramente! – pronti a rendere il mondo un luogo migliore.