Villa di Livia a Prima Porta

La Villa di Livia (Villa ad gallinas albas) è un luogo incredibile! Una delle ville più celebri e belle dell'antica Roma, appartenuta alla celebre terza moglie di Augusto e passata poi al demanio imperiale ed utilizzata almeno fino al III secolo.

È famosa anche per essere il luogo di rinvenimento di una delle statue più famose dell'antica Roma, la statua dell’Augusto di Prima Porta (oggi ai Musei Vaticani). Ma qui è sono state trovate anche decorazioni parietali tra le più affascinanti di tutta la pittura antica: quelle del finto giardino che si conservano oggi al Museo Nazionale Romano.

Ma la villa è favolosa e 'mitica' anche per altri motivi! Innanzitutto la sua posizione, assolutamente favolosa ed ultra panoramica: essa, infatti, sorge sulla sommità di una collina con vista mozzafiato sul Tevere e sulla sua splendida valle, poco fuori l'Urbe, dove peraltro il fiume compie un ampio giro. E poi perché, oltre agli affreschi staccati suddetti, se ne conservano in situ anche molti altri, altrettanto belli! E poi I suoi magnifici giardini!

Ed è sempre stata famosa anche per le grotte che ci sono al di sotto! Grotte scavate direttamente nel tufo (che sono alquanto caratteristiche di questa zona del Lazio). Bisogna dire che esse sono posteriori ma per chi viene a visitare il sito è impossibile non legarle alla villa storica. Queste si ammirano soprattutto in piazza Saxa Rubra, nel centro abitato di Prima Porta, che sorge proprio al di sotto dell'antica Villa. E, come gli appassionati sanno, le grotte ospitano oggi degli storici ristoranti che hanno tavoli sia fuori, in pergolati, sia dentro in sale classiche con finestre ma anche... nelle grotte vere e proprie!

Per chi è della zona questa zona è mitica ma, in fondo, a chiunque piacciano le cose antiche ed affascinanti, si sentirà sempre felice ed emozionato qui! La piazza Saxa Rubra ha anche una grandissima ed affascinante lapide con iscrizione papale. È del 1912 e fu voluta da papa Pio X per commemorare la vittoria di Costantino su Massenzio; vittoria che sarà decisiva per le sorti ‘trionfanti’ del cristianesimo. Ciò che rende la lapide davvero suggestive è la sua grande dimensione, così come la grande dimensione dello stemma papale ma, soprattutto, il suo essere affisso sulla grande parete tufacea.

Non tutti sanno che il vero nome della villa, quello originario, era “Villa ad gallinas albas” (cioè Villa alle galline bianche). Ma perché la villa ha questo strano nome? Esso è collegato ad un'evento molto particolare avvenuto a Livia Drusilla tra il 39 ed il 38 a.C. Lo conosciamo grazie a Plinio, il quale racconta che mentre Livia si recava nei suoi possedimenti nel territorio di Veio (ossia poco oltre la località dell’odierna villa), "un’aquila lasciò cadere dall'alto in grembo…una gallina di straordinario candore che teneva nel becco un ramo di alloro con le sue bacche. Gli aruspici ingiunsero di allevare il volatile e la sua prole, di piantare il ramo e custodirlo religiosamente. Questo fu fatto nella villa dei Cesari che domina il fiume Tevere presso il IX miglio della Via Flaminia, che perciò è chiamata alle Galline; e ne nacque prodigiosamente un boschetto.” (Plin. nat. XV, 136-137).

Ed ecco che allora che la gallina venne allevata nella nostra villa e che fu anche fu piantato un boschetto di allori. Ed in seguito, proprio da questo boschetto speciale, si coglievano i ramoscelli con cui venivano realizzate nientemeno che le corone trionfali per gli imperatori!

Augusto, dopo il matrimonio con Livia, ristrutturò la villa che era caratterizzata dalla presenza di ampie zone destinate al verde. Verde che ‘penetrava’ all’interno dell’abitazione, come presto vedremo. In effetti, pare proprio che ad Augusto e Livia avessero predilezione “non tanto per statue e dipinti quanto per portici e boschetti” (Svetonio, Aug., 72,6).

La villa è un esempio perfetto di villa extra-urbana della Roma antica, luogo in cui il ricco proprietario poteva far coltivare piante (e spesso anche in ampi spazi cereali) ma anche e soprattutto dedicarsi all’otium. Ricordiamo che Roma era una città molto rumorosa, sia di notte che di giorno e dunque, anche per questo motivo, queste ville erano ottime per sfuggire al caos, pur trovandosi nei pressi dell’Urbe. Generalmente, le zone più famose per questo genere di ville erano quelle degli attuali Colli Albani (Tusculum in primis, nella zona dell’attuale Frascati) e di Tivoli. Purtroppo, da quelle parti quelle belle ville del passato hanno conservato solo pochi resti. Invece, la Villa di Livia è veramente ben conservata! La villa ha, in effetti, il pregio di avere la planimetria pressoché del tutto conservata e molto ben riconoscibile ed i muri, pur non essendo conservati con altezze elevate, sono comunque abbastanza alti da conservare interessantissimi brani pittorici abbastanza  ben conservati - nonostante si trovino all' aria aperta - e di ottima qualità.

E ci sono anche e soprattutto splendidi mosaici pavimentali! E piccoli lacerti della decorazione in opus sectile, cioè in incrostazioni di marmo. Queste si conservano quasi tutte nell'annesso museo-antiquiarium.

Come la maggior parte delle residenze dell’antica Roma, la villa di Livia si articola in aree distinte. Un settore privato, uno di rappresentanza con ambienti disposti intorno al peristilio e uno dedicato agli ospiti. E poi l’impianto termale privato, lusso che potevano permettersi solo i ricchi.

Nella villa si può proprio accedere all’interno degli ambienti privati dove sono ancora visibili le camere da letto, cubicula, di Livia e dell’imperatore, l’atrio e un piccolo giardino interno.

Ma la zona che forse più ruba la scena è la zona di rappresentanza con grandi e lussuosi ambienti decorati da mosaici geometrici e figurati che si affacciano sul peristilio. Peristilio che era decisamente panoramico, dato che affacciava sulla verde valle! Dunque, i lussuosi ambienti di rappresentanza  affacciavano sul sontuoso peristilio e, oltre, sulla valle del Tevere! Qualcosa di davvero magnifico! Doveva essere davvero splendida la vista al tempo! Tutto ciò era resto possible da solide mura sottostanti: fu realizzato un poderoso muro di contenimento in opus reticulatum a contrafforti. Tutto ciò garantiva lo ‘strapiombo’, la repentina fine del piano di calpestio e, dunque, la vista mozzafiato!

Doveva essere davvero splendida questa parte della villa, con le sue decorazioni e l'affaccio. Affreschi incredibili! Impianto termale di livello superior, giardini hi-tech e vista mozzafiato sulla valle del Tevere e sul sacro Fiume stesso! Prima che tutto venisse rovinato dall'edilizia moderna.

Livia Drusilla fu la terza moglie di Ottaviano Augusto. Lei stessa era già sposata quando nel 38 a.C. convolò a nozze col princeps. La tradizione ci tramanda del grande innamoramento o quantomeno di una grande stima di Augusto per lei ma quello che è certo è che il matrimonio fu deciso anche in ottica di alleanze familiari. In effetti, tramite il matrimonio si unirono le due famiglie più potenti dell’epoca, le gens Giulia di Augusto e la gens Claudia di Livia. Secondo la tradizione, Augusto divorziò dalla moglie Scribonia, anche se era in attesa della loro unica figlia, Giulia.

La villa che visitiamo oggi è, ovviamente, frutto di molti interventi di ristrutturazione e restauro. La villa, infatti, fu utilizzata anche in seguito alla morte degli originari proprietari, fino alla tarda antichità. E si aggiunsero molte parti, quali ad esempio un impianto termale. Comunque, alla fine la ville giunse ad essere costituita da varie parti: il quartiere privato, quello di rappresentanza, il settore semiipogeo, il settore per gli ospiti, il complesso termale.

Nel 1944 un ordigno danneggiò alcune parti della villa, tra cui la sala sotterranea. In essa avevano trovato rifugio alcuni militari. Solo nel 1973 la villa venne espropriata ai privati proprietari, permettendo la creazione di un parco pubblico ma solo nel 1982 iniziò il restauro delle strutture superstiti del complesso.

 

Si accede al complesso dalla via che oggi si chiama via della Villa di Livia ma che è, in realtà, era il tracciato originario della via Flaminia. Infatti, la realizzazione della galleria che ha permesso di risolvere il problema del traffico generato dal cimitero flaminio, ha reso la consolare sotterranea e rettilinea, evitando anche il passaggio della via attraverso l’abitato di Prima Porta. E questo tratto antico della via Flaminia è dunque oggi quasi del tutto libero da traffico. Ed è davvero suggestivo! In salita e con curve ed immersa nel verde meraviglioso di questa splendida zona!

Si lascia dunque la Flaminia andando a destra e ben presto si avvista un suggestivo tratto di via basolata antica. Era il diverticolo che si staccava dalla Flaminia e che conduceva alla villa. È incredibile ma si conserva anche parte dell’ingresso alla proprietà: in laterizio ai due lati della strada. Il tratto si trova accanto al bel edificio che accoglie il piccolo museo antiquarium. (Qui sono esposti i reperti più significativi rinvenuti nel sito). È suggestivo il tratto perché c'è natura verde ed incontaminata sembra una piccola Appia antica!

La strada conduceva dunque alla villa e, anche se i basoli presto non si vedono più, seguendo il tracciato arriviamo comunque alla villa. Si accede nel punto in cui la villa era affiancata dallo splendido suggestivo giardino terrazzato pensile, sulla grande terrazza porticata con giardino.

Quasi sicuramente quello in cui si coltivavano le piante di alloro dalle quali si coglievano i rametti coi quali intrecciare le corone di alloro; il luretum ricordato dalle fonti. Era una sorta di giardino pensile e, date le dimensioni, è del tutto probabile che vi fossero coltivate anche altre piante, per fare ombra e per produrre frutta, ad esempio mele, albicocche, pesche, prigne, fichi e olive.

Il lauretum era sostenuto da una grande terrazza quadrangolare delimitata da un portico a tre bracci diviso da pilastri, la porticus triplex. Aveva la trabeazione ornata da lastre in terracotta e le pareti dipinte in una prima fase in rosso, poi in giallo con dettagli bianchi e blu. Il lato sud era scenograficamente aperto sulla valle del Tevere. E proprio su questo versante l’area era recintata da una fascia verdeggiante: infatti, sono state trovate sotto terra una lunga fila di ollae perforatae (alcune possono ammirarsi nell’annesso museo) che avevano la funzione di contenere arbusti e Fiori. Sono stati trovati anche molluschi utilizzati come fertilizzanti e drenanti per l’irrigazione delle piante.

Il lato nord era articolato in grandi comparti rettangolari, “cassette” da piantagione contenenti piccolo arbusti, delimitati da absidi sopraelevate, una sorta di aiuole. Davanti correva una sorta di canale, un euripus, di 2 metri, in seguito trasformato in aiuole per piante minori.

Il giardino è ancora oggi caratterizzato da una vista mozzafiato, avendo terrazza a strapiombo sulla sottostante vallata, garantita da imponenti sostruzioni Le sostruzioni sono davvero imponenti e si vedono molto bene dalla via flaminia sottostante, appena prima si accedere al tunnel. Il boschetto di allori è stato ‘ricostituito’, disponendo lunghissime serie di vasi con piante di alloro, disposte su multiple file.

Dopo la vista del giardino si accede alla Villa. Si conserva ancora sul pavimento la soglia originale pavimentata in travertino. Questa prima zona che si visita è quella origianaria dell’età augustea, pur con qualche rimaneggiamento posteriore.

Si accede pertanto nell’atrio che è provvisto al centro di impluvio, decorato con un mosaico a fondo nero (che però è del II secolo d.C. e quindi posteriore all’età di Livia ed Augusto; in effetti l’atrio tutto è stato ristrutturato in quest’epoca). Il mosaico è caratterizzato nella zona che circonda l’impluvio dal  motivo “a mura di città”. Si nota anche un basamento in laterizio che apparteneva ad un larario. Questo ha obliterato la decorazione augustea a fondo nero.

È suggestivo sapere che questa zona della villa sia rimasta inalterata, architettonicamente parlando, dai tempi di Augusto, nonostante I restauri del II e III sec d.C. 

Sulla nostra sinistra ci sono una serie di ambienti che affacciavano verso il giardino.

Davanti a noi, invece, ci sono tre camere, di cui le due esterne erano i cubicoli cioè le stanze da letto. Qui dunque dormivano Augusto e Livia; sul pavimento si conservano ancora mosaici in bianco e nero. L’ambiente in mezzo era, invece, l’exedra, cioè la sala centrale di soggiorno. Oltre a queste c’era un portico a tre ali ed un giardino. Questo sarebbe stato il primo nucleo della villa, antecedente all’intervento augusteo, quando la villa aveva oltretutto un altro orientamento.

Sulla destra, invece, si vede una stanza molto particolare. In questa, infatti, è possibile vedere ben tre strati pavimentali sovrapposti. Ciò perché questa sala fu danneggiata da un bombardamento nel 1944!

Oltre c’è un corridoio (direzione nord-sud) che conduceva all’altro corridoio, quello principale (direzione est-ovest), che era quello principale di raccordo tra le due macro-aree della villa, privata e di rappresentanza.

Sul lato posteriore dell’atrio con impluvio i tre ambienti, quelli cioè della parete d’ingresso, sono stati rifatti in età severiana. L’ambiente centrale era stato, nel periodo più antico, una latrina.

Un suggestivo corridoio (direzione est-ovest), che conserva perfettamente I mosaici pavimentali in bianco e nero, conduce al settore di rappresentanza, caratterizzato da grandi e lussuosi ambienti decorati da mosaici geometrici e figurati che si affacciano sul peristilio. Qualcosa di davvero magnifico! Ambienti di lusso con vista panoramica sulla valle del Tevere, oltre l’elegante peristilio! Tutto ciò era reso possibile dal sottostante poderoso muro di contenimento in opus reticulatum a contrafforti. Garantisce lo strapiombo. Doveva essere davvero splendida questa parte della villa, con le sue decorazioni e l'affaccio. Il peristilio era porticato e pavimentato con mosaico augusteo. Poi, in età flavia (fine del I secolo d.C.), all’interno di esso si ricavò una vasca (natatio). In età severiana (nel III secolo) la vasca venne decorata sul bordo con un mosaico raffigurante un thiasos marino.

Sul lato nord-est di questo peristilio, cioè in direzione del nucleo privato di età augustea, si apriva al centro un lussuoso triclinio (58) ed intorno altri tre vani.

Sul lato opposto due grandi aule (3, 4) hanno ancora magnifici pavimenti decorati in opus sectile. Essi erano in comunicazione con la sala semi-ipogea, che era probabilmente una sala per banchetti estiva. È la sala dalla quale provengono i celebri affreschi di giardino del Museo Nazionale Romano.

Sul lato ‘interno’, invece (cioè quello verso le terme), gli ambienti 23 e 30 erano locali di raccordo tra quartiere residenziale e termale. Sono decorate da splendidi mosaici bianco-nero. Sala 23: con figure; sala 30: a quadri.

Nell’ala sud-occidentale ci sono vani pertinenti ad un hibernaculum, cioè un appartamento invernale, racchiusi dal portico della frons villae.

Molto suggestivo ed interessante ed ‘istruttivo’ è l’impianto termale, dato che ben conserva parti che fanno capire come le terme fuzionassero, ai tempi). Realizzato in età flavia (fine I secolo d.C.) ma ristrutturato in età severiana, esso raccordava quartiere private e residenziale. Si raggiungeva dall’esterno mediante un corridoio. L’impianto termale aveva come fulcro il calidarium (27) e il tepidarium (26). Questi due, ma anche anche gli altri limitrofi (28, 29, 31, 32, 33) erano riscaldati con il sistema c.d. “a samovar”, che utilizzava cioè un Calderone bronzeo inserito nel fondo delle vasche. E si vede ancora bene l’alloggiamento per esso nell’ambiente 27: come detto, questa villa è davvero eccezionale per capire come erano le ville dell’antichità. Il frigidarium – zona delle terme con vasche di acqua fredda - era dotato di due vasche. In altri ambienti si conservano ancora le suspensurae, cioè le sospensioni in laterizio, pilastrini utilizzati per far circolare l’aria calda al di sotto del pavimento.

Quando, in età severiana, il complesso termale venne ristrutturato venne mutata la destinazione d’uso dei due ambienti principali: il calidarium divenne un apodyterium (spogliatoio) mentre il tepidarium un frigidarium. Il sistma di riscaldamento divenne del tipo basato sulla testitudo alvei, una caldaia a forma di testuggine inserita sul piano di fondo della vasca (si riconosce ancora nel pavimento di un ambiente).

La fascia più esterna del quartiere residenziale aveva vani per gli ospiti fin dall’età augustea. In età severiana questa zona fu interessata da lavori di ristrutturazione. Abbiamo ambienti e corridoi con pavimenti musivi (5, 9, 10, 12, 15) ed anche in opus sectile (6), affrescati nella seconda metà del II secolo d.C., vani riscaldati (7, 8) ed una latrina (11). La sala 5 aveva mosaico di età tardo-repubblicana o augustea al qule venne sovrpposto un mosaico bianco e nero - nel II secolo d.C. - con girali abitati da uccelli, geni delle Stagioni e Plutone in trono con figura femminile.

La villa fu usata come minimo fino al III secolo. Dopo la caduta dell’Impero, come avvenne in tante altre ville e monumenti, il complesso venne ripetuamente spogliato dalle sue bellezze. Nel caso della nostra villa la spoliazione era facilitata dalla posizione prominente della villa e dalla sua importanza storica (era citata da innumerevoli fonti eccellenti antiche). Eppure, nonostante tutto ciò, solo nel 1863 venne ritrovata la statua di Augusto! Meno male perchè se l’avessero trovata prima…molto probabilmente l’avrebbero distrutta e non sarebbe arrivata a noi! Solo nel 1982 la zona venne acquisita dalla Soprintendenza Speciale per I Beni Archeologici di Roma ed iniziò la vera tutela e valorizzazione della villa.

Vero fiore all’occhiello della villa sono, come detto, le splendide pitture murali, invero bellissime e suggestive. Il giardino è stato spostato a Roma ma in situ ci sono ancora moltissime pitture assolutamente fantastiche! Si ammirano soprattutto candelabri ed animali. E’ veramente suggestive ammirare quegli affreschi! Con pochi tocchi i pittori hanno restituito il senso di vitalità e movimento. Queste pitture potrebbero essere del tempo di Augusto ma la datazione prevalente assegnata ad esse è la seconda metà del II secolo.

Suggestivo ed emozionante scendere le scale per visitare l'ambiente che, a suo tempo, era decorato con quegli splendidi affreschi naturalistico con giardino! Era in origine una stanza semi-interrata, che misura 5,90 x 11,70 metri, con le pareti elegantemente affrescate, da interpretarsi probabilmente come un triclinio estivo (sala da pranzo). Data la sua collocazione semi-sotterranea, la sala era provvista di un’intercapedine nei muri; in essa erano collocate dei tegoloni. Le pitture, che raffiguravano un giardino popolato di uccelli e disseminato di fiori e arbusti, furono staccate nel 1951. Sono le pitture romane di giardino più antiche, databili tra il 40 e il 20 a.C. e riferibili al cd. terzo stile. Un esempio analogo assai celebre sono quelle dell’Auditorium di Mecenate, che sono successive. Accanto ad essa, dall’altra parte delle scale, c’è ambiente di servizio, coperto a volta.

Le pitture decorano i quattro lati della costruzione e simulano un meraviglioso giardino che circonda chi vi si trova. Peraltro, il giardino meraviglioso esisteva davvero lì fuori! Questo però è sempre eternamente vivo e pieno di vita e di fauna e col tempo sempre buono! E’ un gaio giardino alla romana, con tutti I tricchi dell’ars topiaria (link), raffigurato nei minimi particolari e con grande varietà di specie vegetali a grandezza naturale e senza interruzioni.

Si raffigurano minuziosamente piante (addirittura 90 tipi differenti!) ed animali e soprattutto uccelli ritratti in volo o mentre beccano. Non è certo casuale che tra tutte le piante sia proprio l’alloro ricorrere più spesso! Per ricordare la leggendaria fondazione della villa. E’ indescrivibile l’emozione che si prova ammirando quest’opera, essendone circondati! Il pittore è riuscito persino a dare l’idea del movimento: gli uccelli in volo e i rami che si piegano accompagnando il vento.

La sala non ha finestre ma è possible che fosse provvista di un lucernario nella volta a botte. L’ambiente era comunque certamente un luogo fresco e doveva dunque essere un un ambiente fresco dove ripararsi durante la calura estiva. Poteva certamente essere usato anche per mangiare al fresco. Come è noto era qualcosa di molto tipico nelle ville degli antichi romani più ricchi e talvolta erano anche provvisti di fontane. Nel nostro caso, invece, c’erano… alcune stalattiti geometriche che coronano la parte alta della parete! Proprio per implementare la sensazione di trovarsi all’ interno di una vera grotta!

Anche se non è possibile scendere è bello e suggestivo vedere la scala - ancora decorata con l'intonaco originale - che scende nelle cantine e nei sotterranei di servizio! Per chi non lo sapesse nelle antiche ville romane c'era spesso un grande sotterraneo con corridoi e zione comunicanti che permettevano al personale di servizio di spostare oggetti senza disturbare i padroni e gli ospiti sopra. Nel caso della nostra villa al di sotto c’è una sala a volta dal quale di dipartono corridoi di servizio ed anche una cisterna.

E a fine visita c'è la vista su Prima Porta e la via Flaminia che passa proprio li sotto. E ci si rende conto di trovarsi proprio sopra al ristorante “Le vere grotte”. Continuando il percorso si giunge nuovamente all'edificio del museo-antiquarium ed il giro può dirsi completato! E' bello, comunque, rimanere ancora un altro po'! Ci si può godere il bel parco che continua anche oltre le recinzioni dell'area archeologica e si può anche andare a vedere le suggestive grotte scavate nel tufo che sorgono sul lato che si affaccia su via della Villa di Livia.