Villa dei Quintili

La Villa dei Quintili è la più grande villa antica suburbana dei dintorni di Roma. Fantastica, immersa nel verde e con viste mozzafiato sui colli Albani, sui monti Prenestini-Tiburtini-Lucretili ma anche su quelli Sabini (si vede bene anche il Soratte). Si vedono bene anche e soprattutto Tivoli e Montecelio.

La potremmo sostanzialmente definire una “piccola villa Adriana” e tale suggestione sovviene soprattutto visitando i due grandi ambienti termali della villa, il teatro ed il “giardino ellittico” che ricorda il Teatro Marittimo. Del resto, anche la villa dei Quintili era colma di sontuose opere d’arte ed impreziosita da favolosi marmi, statue e decorazioni che, dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente, furono inesorabilmente spogliate, così come avvenne a Villa Adriana (ed oggi per entrambe le ville ritroviamo sparse le opere in molti musei italiani ed europei). Ed anche la Villa dei Quintili, proprio come la celebre villa tiburtina, venne nel passato chiamata “Roma vecchia”, data la sua incredibile estensione che la facevano ritenere una città piuttosto che una villa. In effetti, la nostra villa era talmente ricca di sculture che questa zona (il V miglio dell’Appia Antica, dove la villa sorge) era chiamata in passato “Statuario”, proprio per l’enorme quantità di statue qui ritrovate!

La villa sorse in età adrianea (II secolo d.C.) e divenne successivamente proprietà della famiglia senatoria dei Quintili. Gli ultimi proprietari membri di tale famiglia furono i due ricchissimi fratelli Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo. Noti personaggi pubblici della loro epoca, ricordati dalle fonti letterarie antiche per la loro cultura ma anche per le abilità militari, furono però accusati dall’imperatore Commodo nel 182 d.C di aver congiurato contro di lui. Furono pertanto uccisi ma, come è noto, l’accusa derivò esclusivamente dal desiderio dell’imperatore di impossessarsi dei loro beni e, soprattutto, di questa sontuosa villa!

La villa passò dunque al demanio imperiale e, in seguito, fu amata da tanti imperatori romani successivi.

Con la caduta dell’Impero romano la villa decadde e, durante il Medioevo e nel Rinascimento, sul territorio della villa si insediarono varie strutture: sono state trovate, infatti, calcare (impianti per la ‘cottura’ di statue e pietre antiche per trasformare tutto in calce) ma anche una lavanderia ed un impianto di lavaggio e lavorazione della lana. Ed il grande ninfeo della villa divenne addirittura una fortezza. Insomma, come spesso è avvenuto a Roma, le antiche rovine venivano riutilizzate successivamente per altri scopi!

La villa ha sempre suscitato l’ammirazione di studiosi e viaggiatori. Fu visitata da molti artisti ed antiquari ma solo nel 1828 si comprese che la villa fosse originariamente appartenuta ai Quintili. E lo si capì grazie al ritrovamento di alcune antiche tubature dell’acqua, le celebri fistule di piombo degli antichi romani, che avevano impresse i nomi dei due fratelli. In effetti, ancora nel Settecento le rovine venivano associate ad una città piuttosto che ad una villa.

 

La villa aveva l’accesso principale sull’Appia Antica, dove ancora oggi si conserva lo splendido ed imponente ninfeo (che nel Medioevo venne trasformato in castello e poi in una lavanderia). Era in origine splendidamente decorato di marmi, mosaici e statue (una statua di Niobe, che si ammira nell’Antiquarium della Villa, fu trovata qui) ed era davvero un favoloso ‘antipasto’ di cosa ci si poteva aspettare dalla villa vera e propria!

Dopo questo meraviglioso padiglione di ingresso, per raggiungere la villa vera e propria bisognava attraversare un estesissimo giardino, o meglio un vasto giardino porticato. Questo richiamava, con la sua forma, un ippodromo: ciò perché, generalmente, le ville del suburbio romano erano dotate di un ippodromo o comunque di una struttura analoga, per andare a cavallo o semplicemente praticare corsa, camminata ed altre attività ginniche (o anche solo godersi il verde). E ciò poteva essere fatto al sole, oppure sotto ai porticati che correvano sui due lati lungi della struttura. Nel caso della Villa dei Quintili, come detto, non abbiamo un vero e proprio ippodromo ma solo una struttura simile, in ogni caso porticata sui due lati lunghi (ed anche su quello corto, lato palazzo). Non è escluso che esso potesse essere utilizzato anche per andare a cavallo, oltre che che per camminare e praticare sport. Sappiamo comunque che il lato nord fosse utilizzato per la camminata, mentre quello sud per la corsa (ma, come detto, sotto al porticato). Alle estremità del percorso, lato palazzo, i due muri circoscrivevano uno spazio curvilineo "a clessidra" che permetteva una svolta agevole ai corridori.

Ai tempi di Commodo (fine II sec d.C.) la villa era dotata di un circo. Esso sorgeva sul lato meridionale della villa ma venne presto eliminato. In effetti, nella zona meridionale della villa (ma oggi soprattutto al di fuori del territorio demaniale dell’area archeologica) ci sono ancora alcuni resti del circo e, all’interno dell’area archeologica si conserva ancora una delle torrette dei carceres (ossia l’edificio dal quale partivano i carri). Purtroppo, la maggior parte del circo (che era lungo circa 500 metri) sorgeva dove oggi ci sono proprietà private, al di fuori della zona demaniale aperta al pubblico.

Per chi arrivava dalla via Appia (cioè dall'ingresso principale della villa), solo dopo aver attraversato l’estesissimo giardino porticato, si giungeva alla villa vera e propria. Se ne conservano ancora alquanto bene molte strutture che ci fanno ben capire l’alto livello della struttura: l’architettura è davvero imponente e si ammirano ancora in situ alcuni affreschi parietali. Ma ciò che davvero impressiona e ruba gli occhi sono i suggestivi mosaici pavimentali ed i sontuosi pavimenti in lastre di marmo colorato.

Giunti nella vera e propria zona residenziale della villa, ci si rende conto che essa sia stata realizzata in un punto ben preciso: quello dove l'altopiano comincia a digradare verso la valle sottostante, dove scorre il fosso dello Statuario e l'attuale tracciato della via Appia Nuova. La residenza fu realizzata proprio nel punto più panoramico e godeva, pertanto, di viste davvero favolose! Come detto, oltre che sulla valle, anche sui Colli Albani, sulla lunga ‘quinta teatrale’ dei monti Tiburtini-Prenestini-Lucretili-Cornicolani ed anche Sabini. Ciò era implementato anche da terrazzamenti e sostruzioni.

Caratterizza la villa una ampia piazza latricata, imponente. Sul lato orientale di esso sorgeva la zona residenziale, panoramica verso la valle del fosso dello Statuario. Di essa si conserva anche un piano superiore con tanto di scala originale!

Sul lato settentrionale, invece, c’è la zona di rappresentanza che è decisamente quella più importante ed imponente! Si riconosce bene la forma ellittica di quella struttura che, secondo i piani di Commodo, avrebbe dovuto essere in origine un piccolo anfiteatro privato (dove poteva allenarsi lui stesso oppure assistere a combattimenti-spettacoli ‘privati’) ma che però, dopo la morte dell’imperatore, divenne semplicemente un giardino porticato ma con vista sulla campagna sottostante.

Ma soprattutto rubano l’occhio, l’anima ed il cuore le due imponenti strutture termali, con muri altissimi (quelli che si vedono dall’Appia) ed ampie finestre ed i marmi incredibili. Molto ben conservato il sistema di riscaldamento: è ben visibile nelle sue componenti e consente di ben comprendere il suo funzionamento, basato sulle suspensurae (i pilatrini di laterizi per elevare il pavimento e permettere il passaggio dell’aria calda) e su ‘tubi’ di terracotta collocati sulle pareti (tubuli). L’aria calda era prodotta dai prefurnia, dove venivano bruciati legni e, dopo il passaggio nelle sale, l’aria calda usciva poi da camini sistemati sul tetto. L'acqua delle vasche era riscaldata anche da caldaie di bronzo ad immersione (testudines alvel). Le ampie finestre, che ancora oggi impressionano, servivano a garantire il “riscaldamento aggiuntivo” fornito della luce solare.

La villa era dotata anche di un piccolo teatro! Piccolo ma suggestivo. C’era anche una sorta di ‘sala privata’ nel palazzo che garantiva una vista privilegiata sul palco del teatro!

Al di fuori della residenza vera e propria sorgono ancora resti molto cospicui e molto ben conservati ed interessanti di cisterne, elementi fondamentali per l’approviggionamento di grandi quantità di acqua, fondamentali per le terme e le altre strutture delle villa. Particolarmente famosa già nel Rinascimento è quella di forma circolare, immortalata soprattutto dal Piranesi e per questo motivo col suo nome nominata (“cisterna circolare Piranesi”). Si può guardare all’interno e si può anche salire sulla sommità di esso: in effetti, è stato realizzato recentemente un punto panoramico dal quale è possibile ammirare l'intero complesso!

A poca distanza dalla villa sopravvive ancora un lungo tratto dell’acquedotto privato che garantiva l’afflusso di grandissime quantità di acqua. E’ il celebre acquedotto dei Quintili che rende magica l’Appia Antica poco oltre la villa (e che si vede anche dall’Appia Nuova, poco prima il Raccordo Anulare).

Un altra chicca della villa è la sala vinaria, che sorge dove un tempo c’erano i carceres del circo. Si conserva ancora una vasca rettangolare per la pigiatura dell'uva (lacus vinaria), collegata a due vani per i torchi (torcularia). E c’è anche la sala dedicata al primo stoccaggio e alla degustazione del vino.

La cella vinaria, straordinariamente rivestita di marmo sia alle pareti che al pavimento, prevedeva 16 contenitori fittili (dolia) alloggiati a coppie in 8 vasche rivestite di malta impermeabile in cui il vino confluiva attraverso apposite canalizzazioni alimentate dalle fontanelle delle parete meridionale a nicchie rettangolari e semicircolari. L'effetto doveva essere incredibile: anche perché da alcune aperture defluiva l'acqua; dalle altre il vino! Il vino (o meglio il mosto), come detto, era appena stato pressato dalle presse, ed esso, una volta fuoriuscito dai fori delle nicchie, si incanalava nel marmo per poi raggiungere un tino. Qui avveniva la fermentazione e, in seguito, tutto confluiva in due giare indossate (dolia de fossa), di dimensioni gigantesche, nelle quali il vino finito veniva conservato al meglio! Un meccanismo niente male! Scenografico e funzionale! Qualcosa di veramente eccezionale!

Recentemente, nel corso di nuovi scavi, sono avvenute nuovi importantisime scoperte. Nei pressi del casale di Santa Maria Nova, cioè nella zona della tenuta nord-ovest, vicino all’Appia Antica, è stato portato alla luce un impianto termale che probabilmente apparteneva ai pretoriani o comunque ad un corpo di guardia e vigilanza della villa. Si conserva il frigidarium con due vasche per l'abluzione in acqua fredda: una di forma semicircolare, l’altra rettangolare. Tutto era rivestito di pregevoli lastre di marmo cipolino e breccia corallina.

Anche qui è molto ben conservato il sistema di riscaldamento ed è possibile ben vedere e comprendere il suo funzionamento basato sulle suspensurae (i pilatrini di laterizi per elevare il pavimento e permettere il passaggio dell’aria calda) e su ‘tubi’ di terracotta sulle pareti (tubuli) particolarmente ben conservati qui. L’aria calda era prodotta dai prefurnia, dove venivano bruciati legni e, dopo il passaggio nelle sale, l’aria calda usciva poi da camini sistemati sul tetto. L'acqua delle vasche era riscaldata anche da caldaie di bronzo ad immersione (testudines alvel).

Rende poi il tutto davvero incredibile i due pavimenti a mosaico in tessere bianche e nere perfettamente conservati e visibili: su uno sono raffigurati un gladiatore (un retiarius, dotato di rete e tridente) di nome Montanused e un arbitro nell’atto di consegnare la vittoria, sull’altro una scena di circo con quattro cavalli accoppiati attorno a un albero, forse una palma. due sono divergenti e sembrano nell’atto di ripartire impetuosamente con la zampa anteriore sinistra sollevata dal suolo; il dorso contratto nello sforzo dello scatto.Questi ultimi sono riferibili alle fationes, le “squadre” che si contendevano la vittoria durante le corse dei carri che si svolgevano nel circo.