Com'era (diverso) il Lazio nella preistoria

Circa due milioni di anni fa quasi tutto il Lazio era ricoperto dal mar Tirreno. Le acque hanno lasciato tracce d'una linea di costa che andava dai piedi dei monti Sabini (da Magliano Sabino a Fara) e dei Lucrètili (da Marcellina a Scandriglia) alle prime falde dei monti Prenestini e Lepini (da Artena a Priverno). 
La conca di Rieti era completamente sommersa, come tante altre zone di pianura. Dal mare emergevano come isole il Soratte, le cime dei monti Cornicolani, monte Gennaro, il Circeo, l'arcipelago pontino (Ponza, Palmarola e Zannone), forse qualche cima dei monti della Tolfa.
 In seguito a sollevamenti di parte del fondo del mare e a grandi fenomeni vulcanici nacque un cordone di terre emerse. Il corso del Tevere sfociava molto più a nord (davanti a Cetona, in provincia di Siena); poi, sbarrato da nuovi ostacoli, deviò, portando con sé una quantità di detriti, che colmarono l'antico golfo marino.
Circa 700.000 anni fa due vulcani entrarono in attività: il vulcano Laziale (alto circa 2000 metri, le sue macerie oggi costituiscono i colli Albani; l'antico cratere principale corrispondeva ai "Campi di Annibale", immediatamente sotto Rocca di Papa; mentre lo sprofondamento dei crateri minori ha dato origine ai laghi di Albano e di Nemi) e il vulcano Sabatino (il suo cratere principale corrispondeva al lago di Bracciano; mentre i crateri minori sono riconoscibili nei laghi di Monterosi e di Martignano, negli antichi laghetti prosciugati di Baccano e di Stracciacappe).
I due vulcani eruttarono enormi quantità di materiali: i lapilli e le ceneri si depositarono sui sette colli e in tutto l'Agro romano, mentre le colate di lava modificarono profondamente il territorio, dando ai dintorni di Roma alcune caratteristiche in parte ancora conservate.
La lava del vulcano Sabatino è giunta fino alla sponda destra del Tevere, mentre quella del vulcano Laziale è arrivata fin quasi alla sponda sinistra e ha scavalcato il corso attuale dell'Aniene, giungendo fino a Lunghezza; in direzione quasi opposta un'altra sua enorme colata di lava (estesa circa 12 chilometri) affiora ancora nella campagna, arrivando nei pressi della tomba di Cecilia Metella sull'Appia. E le ultime eruzioni del Laziale e del Sabatino avvennero circa 6000 anni fa..
L'attività dei due vulcani a un certo momento ha completamente sbarrato il corso del Tevere. Allora si creò un grande lago, che raccoglieva anche le acque del Nera e dell'Aniene e che si estendeva dall'altezza della con fluenza del fiume Paglia (nei pressi di Orvieto), fino a Roma. Il fiume infine ritrovò la strada per il mare, scavandosi una vallata, molto più profonda dell'attuale, quasi un solco nella pianura. Il nuovo percorso era diverso da quello di oggi: nella zona nord della città scorreva spostato più a occidente e nella zona sud-est si volgeva in direzione di Torrenova e sfociava in mare vicino a Tor San Lorenzo.
Anche le grandi glaciazioni che si sono ripetute ciclicamente, hanno cambiato l'aspetto del territorio. Circa 100.000 anni fa, ad esempio, il livello del mare si era abbassato di 100-120 metri, allontanando la linea della costa di una decina di chilometri da quella precedente.

Dopo l'ultima glaciazione (circa 10.000 anni fa), il Lazio e l'area di Roma hanno assunto un aspetto molto simile a quello attuale. In epoca preistorica e storica ci sono state continue modifiche della linea di costa, come in età moderna. Il Tevere con l'apporto continuo di detriti ha spostato sempre più avanti la sua foce, colmando prima la laguna che si estendeva fino ad Acilia, poi insabbiando progressivamente i porti progettati e costruiti da Claudio e Traiano: oggi tra i ruderi dei magazzini e dei vecchi moli di Porto sorgono le piste dell'aeroporto internazionale Leonardo da Vinci.
Le spaventose eruzioni vulcaniche, i cambiamenti del corso del Tevere e dell'Aniene, il sollevarsi e ritirarsi del mare, le grandi glaciazioni ebbero come testimoni gli uomini dell'età della pietra: i primi abitatori del territorio di Roma. E nei millenni gli uomini hanno concorso a modificare il territorio, disboscando le pendici delle alture o incanalando l'acqua.